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Bari, ambizioni Dem, civiche e scelte Laforgia: la squadra di governo può attendere

 
Alessandra Colucci

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Alessandra Colucci

Bari, ambizioni Dem, civiche e scelte Laforgia: la squadra di governo può attendere

Il Pd rivendica 5-6 tra assessori e presidenza del consiglio. Tempi lunghi per la giunta

Mercoledì 10 Luglio 2024, 15:56

BARI - Fatto il sindaco, adesso occorrerà fare la giunta. Una volta ricevuta formalmente la fascia tricolore, per Vito Leccese si apre ufficialmente la fase delle trattative, nelle quali un ruolo di primo piano sarà giocato ovviamente dal Pd. Che non è solo il partito che ha espresso - e con forza – la candidatura del nuovo primo cittadino, ma ha anche riportato il successo elettorale più brillante, sfiorando il 20%. Leccese ha in giunta dieci posti a disposizione, ai quali si aggiunge l’undicesima poltrona, quella del presidente del Consiglio. Se – ma qui le versioni sono discordanti – non dovesse andare all’ex avversario del primo turno, il penalista Michele Laforgia, diventato poi alleato per il ballottaggio, i dem potrebbero avanzare richieste per cinque posti oltre, appunto, alla poltrona più alta in Aula Dalfino.

Una soluzione che terrebbe insieme tutte le anime del partito, non scontentando nessuno. Certamente un posto in giunta ci sarà per i tre aspiranti candidati sindaco che, nei mesi scorsi, avevano fatto un passo indietro per permettere a Leccese di essere il candidato unico ovvero Pietro Petruzzelli e Paola Romano (assessori uscenti, entrambi rieletti) e il parlamentare Marco Lacarra che per primo aveva rotto gli indugi, indicando proprio Leccese. Lacarra non sarà coinvolto in prima persona perché al suo posto ci sarà Elisabetta Vaccarella, record woman di questa tornata elettorale. Resterebbero – secondo i desiderata dem – due posti nell’esecutivo più l’eventuale poltrona di presidente del Consiglio. L’area che fa capo a Lacarra potrebbe avanzare almeno un’altra richiesta (se non addirittura due) con gli uscenti Marco Bronzini (ex capogruppo, che potrebbe andare all’Istruzione) e Michelangelo Cavone (ex presidente del Consiglio, per il quale si ipotizzano i Lavori pubblici), ma poi ci sarebbero anche Giovanna Salemmi e Lorenzo Leonetti, quest’ultimo sarebbe in pole per la successione a Petruzzelli all’Ambiente. «Riconoscere il lavoro di tutte le anime del Pd – mormorano i bene informati – permetterebbe di mantenere gli equilibri, in caso contrario diventerebbe un problema», di umori e possibili mal di pancia, ai quali – per adesso – Leccese oppone un silenzio granitico su intenzioni e progetti, almeno all’interno di Palazzo di città.

Poi ci sarebbe da stabilire il ruolo delle liste civiche, alle quali andrebbe almeno un rappresentante a testa e cioè Decaro per Bari (che ha in pole i due più eletti nonché assessori uscenti Vito Lacoppola e Carla Palone), Leccese sindaco (con l’ex vicesindaco Pierluigi Introna), Con (che potrebbe puntare sul consigliere uscente Romeo Ranieri) e Progetto Bari, il cui coordinatore Riccardo Montingelli attende di capire «quale metodo il sindaco voglia adottare e se riterrà opportuno coinvolgerci per individuare donne o uomini che possano ricoprire un incarico all’interno della sua giunta».

E i cosiddetti «laforgiani»? Al netto delle decisioni del penalista sul proprio futuro in Aula Dalfino e dell’allontanamento dell’ipotesi che sia Victor Laforgia a sedere nell’esecutivo, le rivendicazioni più forti arriverebbero dall’assessore uscente al Welfare Francesca Bottalico, la più eletta della coalizione, ma l’ipotesi starebbe incontrando qualche resistenza, oltre al fatto che sarebbe da definire il futuro dell’uscente Danilo Cipriani che potrebbe essere il nome sul quale convergere. Resta poi da definire il ruolo del M5S che aspirerebbe a entrare in giunta e che, se Michele Laforgia si dimettesse, vedrebbe entrare, accanto ad Antonello Delle Fontane, il primo dei non eletti Italo Carelli.

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