BARI - Comune di Bari e Regione Puglia chiederanno di costituirsi parti civili nel processo «Codice Interno», quello che a febbraio - con oltre 130 arresti - ha rivelato la capacità del clan mafioso Parisi di Japigia di infiltrarsi nella vita economica, sociale e politica della città. L’inchiesta che ha spinto poi il Governo a nominare una commissione di accesso per valutare se vi siano i presupposti per chiedere lo scioglimento per mafia del Comune (proprio ieri sono scaduti i tre mesi, che con ogni probabilità saranno prorogati di altri tre, per presentare la propria relazione al prefetto).
Per i 124 imputati, colletti bianchi e mafiosi, ancora detenuti, la Dda di Bari ha chiesto il giudizio immediato (udienza il 2 luglio) e 108 hanno già chiesto il rito abbreviato, come l’avvocato Giacomo Olivieri, accusato di aver stretto accordi con i clan per far eleggere la moglie, Maria Carmen Lorusso, al Consiglio comunale di Bari nel 2019. La donna e il padre, l’oncologo Vito Lorusso, hanno scelto invece il rito ordinario. Abbreviato anche per il capo clan Savinuccio Parisi e il figlio Tommy «il cantante».
Quando il processo arriverà in aula, la Regione chiederà agli imputati il risarcimento dei danni, perché «le imputazioni - si legge nell’atto di costituzione - risultano di elevato allarme sociale, in considerazione delle iniziative delittuose tese ad acquisire la gestione e il controllo di attività economiche, di condotte poste in essere per procurare voti in occasione di consultazioni elettorali attraverso soggetti appartenenti o contigui all’associazione mafiosa».
Anche il Comune, che all’indomani dell’insediamento della commissione d’accesso ha istituito una task force per supportare i commissari nella ricognizione dei documenti, vuole che siano riconosciuti i danni causati all’ente, evidenziando che «l’attività criminosa di mercimonio di voti per le elezioni amministrative e la corruzione elettorale paiono decisamente ledere i diritti all’immagine del Comune di Bari, oltre a suscitare allarme e sdegno, rappresentando la negazione dei valori solennemente riconosciuti e tutelati dello Statuto della Città di Bari. Poiché la civica amministrazione intende affermare la propria volontà di perseguire ogni attività criminosa idonea a colpire gli interessi dell’intera collettività e di impedire quindi il sorgere e il radicarsi di attività delittuose che determinano grave nocumento, sia sotto il profilo dell’immagine che del suo sviluppo turistico e delle attività produttive, appare necessario che il Comune di Bari si costituisca parte civile».