BARI - Non è retorica dire che con Vito Raimondo, scomparso ieri a Bari all'età di 86 anni, salutiamo un giornalismo che non esiste più. E nemmeno è retorico definire Vito, una carriera costruita alla «Gazzetta» passando per tante altre esperienze, un maestro della professione e della vita. Un uomo buono che fino all’ultimo dei suoi giorni è rimasto attaccato al suo giornale e alla sua famiglia.
Ancora domenica, pur debilitato dalla malattia, aveva voluto essere tra i vialetti del Circolo Tennis di Bari per non perdersi la partita di una delle tre amate nipoti, il suo primo pensiero dopo la scomparsa della moglie Ilitia nel 2018, insieme ai figli Antonello (nostro collega) e Umberto. Il tennis, esattamente come il calcio, è stata una delle sue grandi passioni. Entrato alla «Gazzetta» come collaboratore negli anni ’70, ne è stato poi inviato e caposervizio in un percorso professionale partito dallo sport ma che, dopo la pensione, lo ha visto diventare condirettore della «Gazzetta dell’Economia». Come tanti giornalisti dei suoi tempi, arrivati fino agli albori della rivoluzione del web, sapeva di tante cose ed era in grado di scrivere di tutto. Si chiamava mestiere. Proprio quello che, insieme a molti della sua generazione, aveva provato a trasmettere a chi è venuto dopo.
Chiunque sia passato per la redazione sportiva della «Gazzetta» ha sentito raccontare le storie da inviato di Vito Raimondo sui campi della serie C, quando poteva capitare di partire in macchina e di ritornare a casa, in treno, la mattina dopo. E poi le liti quasi mitologiche con un fumantino allenatore del Bari, Eugenio Fascetti, sul quale scrisse commenti che - a pensarci adesso - ancora ci fanno ridere.
Ma un ricordo di Vito Raimondo non sarebbe completo senza parlare di tennis. Tra fine anni ‘80 e primi 2000 Bari e la Puglia hanno vissuto una stagione fortunatissima di grandi eventi internazionali, che hanno visto Vito Raimondo in prima linea come organizzatore e responsabile di uffici stampa di alto livello. Esperienze passate per il Grand Prix, la Federation Cup e la Davis a pochi passi dall’indimenticabile Giampiero Galeazzi. Vito portò anche lì la sua esperienza di giornalista, costruendo modelli che vanno avanti ancora. Non molti ricorderanno, ad esempio, che l’idea di organizzare un torneo internazionale a Barletta (poi vinto da un giovanissimo Nadal) nacque in una cena dove c’erano Vito Raimondo e un appassionato presidente.
Da tempo Vito era alle prese con una malattia progressiva che non gli ha lasciato scampo. Ma non aveva, e non ci aveva, dimenticato. La sua espressione preferita era «C’pccat». Essì. Che peccato, Vito. Come tutti quelli a cui abbiamo voluto bene, pensavamo che ci saresti stato per sempre. [m.]