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Sciopero dipendenti Federdistribuzione, a Bari il presidio fuori dall’Ikea

 
Redazione Cronaca Bari

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Sciopero dipendenti Federdistribuzione, a Bari il presidio fuori dall’Ikea

Il contratto nazionale è scaduto da 51 mesi: i sindacati rivendicano il diritto per i dipendenti ad aumenti contrattuali dignitosi 

Sabato 30 Marzo 2024, 08:10

BARI - Non è in ballo la spesa di Pasqua, ma la dignità di migliaia di lavoratori di aziende come Ikea, Lidl, Megamark, Metro o Zara, dipendenti dalle imprese associate a Federdistribuzione, tanto che oggi fuori da i punti vendita incroceranno le braccia per protestare contro la rottura al tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto nazionale della distribuzione moderna organizzata, scaduto nel lontano 2019.

Oggi il presidio di protesta indetto da Filcams Cgil Bari e Bat, Fisascat Cisl Bari e Bat e Uiltucs Puglia, dei lavoratori che aderiscono a Federdistribuzione delle province di Bari e Bat sarà dalle 9,30 alle 12,30 davanti alla sede Ikea di Bari.

«Lo sciopero ed il presidio di protesta sono finalizzati a rivendicare il diritto ad aumenti contrattuali dignitosi in linea con gli indici Ipca per far recuperare al personale l’aumento del costo della vita che negli ultimi quattro anni ha falcidiato i salari – ha spiegato il segretario generale della Filcams Cgil Bari Antonio Ventrelli -. Le proposte di Federdistribuzione sono irricevibili (ed hanno determinato la rottura delle trattative) in quanto mirano a mortificare le professionalità, a precarizzare ulteriormente il rapporto di lavoro ed a cancellare diritti e garanzie che i lavoratori del settore hanno conquistato con sacrifici e lotte nel corso degli ultimi anni. E' necessario e non più procrastinabile porre un argine deciso alla degenerazione del lavoro in questo settore importante per l’economia del nostro Paese che è il frutto di una cultura imprenditoriale che mette al primo posto i bilanci, il recupero dei costi e la ricerca della massima produttività e redditività a discapito della formazione, della crescita professionale, della qualità del servizio, lasciando sempre più spazio allo sfruttamento del lavoro».

In sostanza – spiegano i sindacati - Federdistribuzione propone una inaccettabile logica di scambio tra una presunta disponibilità ad erogare l’aumento contrattuale (peraltro mai esplicitata nel dettaglio nel corso della trattativa) in cambio di un peggioramento della parte normativa che preveda la precarizzazione dei lavoratori attraverso l’introduzione di una flessibilità incontrollata e generalizzata con contratti a termine di durata indeterminata (oltre i 24 mesi) e proponendo la mortificazione della professionalità del personale del settore attraverso un abbassamento dei livelli di inquadramento.

«La rottura delle trattative con Federdistribuzione rappresenta un attacco inaudito ai diritti ed alla dignità delle lavoratrici e dei lavoratori - sottolinea Marco Dell’Anna segretario generale Uiltucs Puglia -, ai quali Federdistribuzione non solo non riconosce il giusto salario ma pretende anche di peggiorarne le condizioni normative, a partire dal riconoscimento della professionalità».

«Il ricorso sfrenato alla flessibilità, - dice Miriam Ruta segretaria generale Fisascat Cisl Bari - il peggioramento della classificazione del personale con la possibilità del demansionamento di alcune professionalità, il peggioramento della parte normativa ché prevede la precarizzazione dei lavoratori non può essere alla base di un dignitoso rinnovo contrattuale, considerando che si è a quasi 51 mesi dall'ultimo rinnovo.

«La rottura delle trattative da parte di Federdistribuzione dimostra, ancora una volta, la volontà di non voler riconosce diritti e salari alle persone che al tempo del covid hanno garantito la sopravvivenza delle aziende associate ma solo speculare e trarre profitto dal loro lavoro, mortificandone le professionalità», conclude Luigi Spinzi segretario generale Fisascat Cisl Puglia.

Il mancato rinnovo del contratto significa una perdita secca per le lavoratrici e i lavoratori, nell’ordine di svariate migliaia di euro e in termini di minor massa salariale percepita nell’arco della vigenza contrattuale rispetto ai loro colleghi del contratto nazionale TDS Confcommercio che, pur svolgendo ed operando nel medesimo ambito settoriale, si sono visti corrispondere trattamenti economici più significativi mettono neri su bianco le parti sindacali in maniera congiunta.

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