BARI - Una convivenza difficile. Da una parte i residenti e dall'altra i gestori dei locali con i clienti, il cuore stessa di quella «movida dell'Umbertino» che tante polemiche sta alimentando tra rumori molesti, diritti imprenditoriali e notti in bianco, sia per chi non dorme, sia di chi vuole concedersi una serata tra amici, musica e divertimento.
Una battaglia fatta anche di diffide e lettere che il Comitato dei residenti invia periodicamente al Comune invocando più controlli. E tra i firmatari del Comitato anche l'avvocato Luigi Giarratana, storico residente del quartiere.
Avvocato Giarratana, è trascorso più di un mese dall’invio dell’ultima diffida al Comune per la difficile situazione nella zona Umbertina. Novità?
«Nessuna, purtroppo. A tutt’oggi il Comune e il sindaco non solo non hanno adottato alcun provvedimento finalizzato a elidere, o quantomeno attenuare, l’inquinamento acustico, il disturbo della quiete pubblica, il degrado del territorio e dell’ambiente, il pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana, denunciati e ormai accertati, ma non hanno dato nemmeno una risposta alle varie istanze e alle due diffide presentate a novembre e a dicembre 2023».
Com’è la situazione?
«Ormai da circa sei mesi, come riportato dagli organi di stampa, l’Arpal ha accertato il superamento dei limiti di tolleranza del rumore. Qualche settimana fa, sempre dai giornali, ho appreso che l’Arpal, mediante una centralina installata sull’edificio del teatro Kursaal Santalucia, ubicato proprio nella zona interessata, ha di nuovo accertato il superamento dei limiti di tolleranza del rumore. Pertanto ho inviato una ulteriore diffida al Comune, con la quale ho sollecitato, ancora una volta, l’adozione di provvedimenti urgenti finalizzati a eliminare il denunciato e accertato disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone. A tutt’oggi, il Comune non solo non ha adottato alcun provvedimento, ma, ribadisco, non hanno dato nemmeno una risposta interlocutoria ai residenti».
Nel frattempo, però, la qualità della vita di chi abita, specie nel weekend, è ancora soggetta a una serie di disagi…
«I residenti dell’Umbertino sono ormai esasperati, stressati e logorati, a causa del rumore notturno e dell’inquinamento acustico persistente, del degrado, del decoro e della vivibilità urbana negata. Assediati dal vociare e dagli schiamazzi notturni continui, intensi e diffusi, ogni giorno, soprattutto nel fine settimana».
Lei ha portato a esempio altre città dove sono state fatte scelte differenti in materia di apertura dei locali: a Bari si possono replicare quei modelli?
«Ritengo che il Comune e il sindaco abbiano il potere e dovere di adottare i medesimi provvedimenti adottati da città come Bergamo, Torino, Genova e Milano. In casi identici al nostro hanno emesso nei confronti di esercizi pubblici e bar, ordinanze contingibili e urgenti di inibitoria dell’attività e/o di chiusura anticipata alle 21 e sino alle 6»
Tra qualche mese Bari cambierà amministrazione comunale. Cosa chiedono i residenti al nuovo sindaco?
«Auspichiamo che l’attuale sindaco, investito della questione da oltre un anno e mezzo, risolva il problema e non lasci in eredità al successore il problema. Il Comune non dovrebbe tener conto della proposta avanzata dai gestori dei locali, secondo cui si dovrebbe prevedere la chiusura degli esercizi pubblici nella zona Umbertina nei giorni di domenica, lunedì, martedì e mercoledì, alle 24, e nei giorni di giovedì, venerdì e sabato (un weekend allungato), alle 2, con un’ora di tolleranza per il deflusso degli avventori. Si tratta di una proposta del tutto illogica, arbitraria, assurda e non idonea. La chiusura degli esercizi pubblici in questione, nei giorni di domenica, lunedì, martedì e mercoledì, alle ore 24 e nei giorni di giovedì, venerdì e sabato, alle 2, non consente certamente il riposo notturno delle persone. Un diritto al riposo che anche secondo le basilari regole della scienza medica, e di convivenza civile, deve essere assicurato agli adulti e ai giovani. Il diritto alla quiete e al riposo delle persone, nella sua declinazione più ampia di diritto alla salute, prevale certamente sugli interessi economici dei privati, tanto più nel caso, come quello in esame, in cui i privati costituiscano la causa diretta o indiretta del disturbo, svolgendo un’attività economica di cui essi soltanto percepiscono i proventi, riversandone viceversa sulla collettività circostante i pregiudizi».