BARI - Il Natale barese, si sa, profuma assai di mare.
E il sole di questi giorni confonde non poco le idee sulla stagione in corso, che di inverno ha ben poco. Comunque sia, le corse dell’ultimo minuto per il regalo dimenticato si alternano agli acquisti dal pescivendolo, appuntamento sacro quasi quanto la messa di mezzanotte.
La tradizione vuole, come anche il sindaco Decaro ricorda passeggiando nel mercato serale del 23 dicembre a Santa Scolastica, che alla cena della vigilia di Natale a tavola si mangino gli spaghetti con l’anguilla, altrimenti erroneamente chiamato capitone. E no: non sono stessa cosa, ma semplicemente i due sessi dello stesso pesce.
E questa che raccontiamo è proprio la storia di un’anguilla che non aveva nessuna intenzione di finire in pentola.
I fatti. Pescheria, assalto regolamentato (almeno come tentativo) da prenotazione manco ufficio postale. “Tocca a me!” “Numero 30!” “Numero 31” “Ambo!” l’urlo dello spiritoso di turno… Una calca a bordo banco della pescheria, dove la merce è esposta in tutto il suo splendore e odore, che il paziente (come faranno non si sa) personale della pescheria a conduzione familiare raggiunge ogni volta che deve far digitare il bancomat al cliente servito.
Una signora, intenta a digitare il pin, è vicina vicina alla vaschetta dove le anguille sono in attesa di essere immolate alla causa “gastronomica”. La signora digita e il colpo di scena, degno della tradizione di Edoardo De Filippo, arriva: un’anguilla salta fuori dalla vaschetta, un volo ardito ma convinto che ahimè non le salva il destino ma la fa cadere ai piedi, per meglio dire sui piedi, della suddetta ignara signora. La gente apre un varco e si allontana, nemmeno un petardo avrebbe ottenuto lo stesso risultato.
La povera signora per fortuna la prende con ironia anche se gli schizzi di acqua di mare su cappotto e scarpe non erano certo nelle previsioni della mattinata che continuerà frenetica, tra “pizzini” di lista spesa disseminati per casa su improbabili post it puntualmente persi, messaggi whatsapp di ipotetici menu “tu prepari questo ed io porto quest’altro”.
E invece no; ora è tutt’altra storia. Alla sorpresa iniziale si sostituisce la risata collettiva: c’è chi si presta a raccogliere la “bestia”, che continua ad agitarsi sul marciapiede. Il proprietario della pescheria accorre preoccupato all’igiene e al controllo Nas. C’è chi pensa alla cabala, e lancia i numeri da giocare quando un pesce salta fuori dalla vaschetta, numero diverso a seconda del tipo di pesce, e dal luogo da dove si lancia, vaschetta, lavandino della cucina o pentola sul fuoco. Una disquisizione che anticipa un dibattito, le risate si alternano alla fretta di chi brontola per i ritardi sulla propria tabella di marcia.
La signora paga, i “numerini” si confondono… A terra giace il capitone: rimane il dubbio se il suo sia stato un disperato tentativo di sfuggire alla padella in cerca del mare, novello Nemo del cartoon della Disney, oppure un guizzo, è proprio il caso, per alleggerire l’atmosfera del Natale dei baresi: “Zitti e buoni tutti, il re della vigilia sono io, il Capitone. E decido io del mio futuro”. O almeno ci provo.