Sabato 06 Settembre 2025 | 23:10

Bari, vendetta dopo le estorsioni: alla sbarra i killer di Lopez

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Bari, vendetta dopo le estorsioni: alla sbarra i killer di Lopez

Giudizio immediato per Davide Lepore e Giovanni Didonna. Il delitto a San Girolamo nel settembre 2021

Mercoledì 06 Dicembre 2023, 12:49

BARI - Finiscono alla sbarra i presunti assassini di Ivan Lopez, il 31enne del clan Strisciuglio ucciso la sera del 29 settembre 2021 mentre tornava a casa, una palazzina sul lungomare IX Maggio, all’altezza del Waterfront di San Girolamo, a bordo del suo monopattino. La Dda ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per il 30enne Davide Lepore, ex vicino di casa della vittima e poi costretto a trasferirsi a Bari Vecchia perché affiliato ai clan, rivali degli Strisciuglio, Capriati e Parisi-Palermiti, e il 28enne Giovanni Didonna di Cellamare. Il primo accusato di essere l’ideatore ed esecutore materiale del delitto, il secondo di avervi partecipato rubando l’auto usata per l’agguato.

Ai due imputati, entrambi arrestati per il delitto nel giugno scorso, è contestato l’omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso, oltre al porto e alla detenzione illegale di arma da sparo (Lopez fu ucciso con almeno sei colpi di pistola) e del furto di due auto, una delle quali - rubata a Polignano circa venti giorni prima - utilizzata quella sera per raggiungere la vittima. Il processo inizierà dinanzi alla Corte di Assise il 27 febbraio 2024. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Marianna Casadibari e Fabrizio De Maio.

Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dalla pm della Dda Bruna Manganelli, l’omicidio sarebbe stato commesso per vendicare le estorsioni, denaro e gioielli, che Lepore, gestore di tre autorimesse in città, aveva subito dai fratelli Lopez. In realtà il contesto nel quale sarebbe maturata l’intenzione di Lepore di «punire» Lopez sarebbe ben più ampio - si evince dagli atti - e rientrerebbe nelle fibrillazioni tra i gruppi mafiosi rivali iniziate all’inizio dell’estate 2021, tra agguati reciproci e «stese», cioè le sparatorie dimostrative nei rispettivi quartieri. Una guerra, quindi, che per mesi avrebbe attraversato l’intera città, dall’estremo nord di Santo Spirito, San Paolo e San Girolamo fino alla città vecchia per finire a Madonnella e Japigia a sud.

Quella sera Ivan Lopez, sorvegliato speciale, stava rientrando a casa. Gli sarebbero bastati tre minuti per salvarsi perché dalle 22 non gli era consentito stare in giro e quando il killer lo raggiunse e gli sparò erano le 21.57. Il sicario arrivò a bordo di una Fiat 500 (poi risultata rubata e che dopo l’omicidio fu abbandonata a Santo Spirito). Sceso dal mezzo e avvicinatosi alla vittima che era sul monopattino, a pochi passi dal portone di casa, l’assassino avrebbe sparato un primo colpo e poi gli altri cinque. Del 31enne Lepore - hanno ricostruito gli inquirenti - avrebbe monitorato orari e spostamenti per settimane pianificando nei dettagli il delitto e scegliendo di uccidere Ivan forse perché ritenuto «un bersaglio facile». Un agguato - secondo la Dda - volutamente fatto con modalità così «plateali», in una sera di fine estate davanti casa della vittima, con «lo scopo di intimidire la popolazione» e costringerla all’omertà. Risultato in parte raggiunto (persino i famigliari della vittima sarebbero stati reticenti) se non fosse per la decisione del fratello Francesco, all’indomani dell’omicidio, di diventare un collaboratore di giustizia e raccontare tutto. «Sulla mia testa pendeva una taglia, hanno ucciso lui per fare un danno a me e al gruppo a cui appartengo» disse tra le lacrime il fratello Francesco, ora «pentito», all’indomani dell’omicidio.

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