BARI - Due arresti per l'omicidio di Ivan Lopez, il 31enne ucciso sul lungomare di San Girolamo a settembre del 2021.
I carabinieri del Comando provinciale di Bari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale di Direzione distrettuale antimafia per omicidio pluriaggravato, furto, porto e detenzione illegale di armi, aggravati dal metodo mafioso e in concorso.
I due uomini sarebbero coinvolti nell’omicidio avvenuto la sera del 29 settembre 2021 sul lungomare di San Girolamo, quando Lopez Ivan, allora 31enne, nel tornare a casa con un monopattino dopo una partita di calcetto, venne avvicinato da un uomo armato con una pistola modello revolver 38 special, che lo colpì da distanza ravvicinata con almeno sei colpi, causandone così la morte (avvenuta circa un’ora dopo presso il locale policlinico).
Le indagini, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia e condotte dai militari del Reparto Operativo - Nucleo Investigativo di Bari mediante servizi di osservazione controllo e pedinamento, e per mezzo di attività tecniche, supportate, inoltre, da diverse dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati.
In particolare, secondo la tesi accusatoria, l’omicidio si inquadrerebbe in ambito mafioso: una ritorsione per alcuni episodi di estorsione che lo stesso Lopez, insieme al fratello Francesco, avrebbe commesso nei confronti di uno degli indagati, titolare di alcune autorimesse del centro.
L'altro arrestato invece, avrebbe – fra l’altro – partecipato al furto della Fiat 500L usata dal killer la sera dell’omicidio.
Sono Davide Lepore, 30enne di Bari, e Giovanni Didonna, 28 anni, residente nel comune barese di Cellammare, i due arrestati per l’omicidio di Ivan Lopez, avvenuto la sera del 29 settembre 2021 sul lungomare San Girolamo di Bari. Lopez, colpito con sei colpi d’arma da fuoco mentre rientrava in casa in monopattino, morì in ospedale alle 23.15 di quella sera. Lepore, secondo i pm, sarebbe stato l’esecutore materiale dell’omicidio, mentre Didonna avrebbe aiutato a commettere il delitto rubando due auto, un’Alfa Romeo Giulietta e una Fiat 500 L, usata per raggiungere la vittima nei pressi della sua abitazione. Le indagini che hanno portato agli arresti sono state coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, l'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dalla gip di Bari Rosa Caramia.
Secondo l’accusa si sarebbe trattato di un omicidio maturato in ambito mafioso: Lopez sarebbe stato ucciso per ritorsione perché, insieme con suo fratello Francesco (ora collaboratore di giustizia), avrebbe compiuto alcune estorsioni nei confronti di Lepore, titolare di alcune autorimesse di Bari e vicino al clan Capriati della città vecchia. I fratelli Lopez, invece, erano esponenti del clan Strisciuglio del quartiere San Girolamo. Nei confronti di Lepore, infatti, la gip ha riconosciuto l'aggravante del metodo mafioso perché, «regolando i conti con i fratelli Lopez - si legge negli atti - sfruttava data occasione per porre termine alle prolungate richieste estorsive subite dal clan Strisciuglio, così dimostrando l’appartenenza al sodalizio delinquenziale Capriati». La gip ha riconosciuto la «finalità mafiosa» dell’omicidio nel "voler agevolare l’affermazione del clan Capriati a scapito del clan Strisciuglio, nel contesto della contrapposizione violenta per il controllo del territorio» tra i due sodalizi. «Con l'agguato avvenuto nel quartiere San Girolamo», continua il gip, «veniva dato un chiaro segnale al clan avverso della forza e della capacità di controllo del territorio del gruppo dei Capriati». I due sono accusati in concorso di omicidio pluriaggravato, furto, porto e detenzione illegale di armi, nei confronti di Lepore è stata riconosciuta anche l’aggravante del metodo mafioso.