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Calcio, il Bari nel mare agitato: non c’è il salto di qualità

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Calcio, il Bari nel mare agitato: non c’è il salto di qualità

foto Donato Fasano

Ai minimi termini, ormai, il feeling fra tifoseria e i De Laurentiis

Lunedì 27 Novembre 2023, 11:59

BARI Se dal match con il Venezia si cercavano risposte, sono arrivate, più che eloquenti: il Bari di oggi non è una big. E la differenza con chi lotta per la promozione diretta è evidente, oltre ogni previsione. Ripetersi non è mai facile, ma nell’arco di un anno troppo è cambiato alle latitudini biancorosse: risultati, entusiasmo, persino i rapporti tra la piazza e la proprietà. Una città che ha riempito l’Italia con manifestazioni d’amore e di presenza davvero non meritava un tale ridimensionamento.

DIVARIO «IMBARAZZANTE» - I numeri non tradiscono mai. Dopo appena 14 giornate, la distanza del Bari dalla zona promozione diretta ammonta a dodici punti: non è un caso che Venezia e Parma appaiate in vetta siano state le uniche due compagini a battere i biancorossi. Inutile raccontare favole: i Galletti sono virtualmente già fuori dalla lotta per la A senza playoff. Amara verità da raccontare soltanto a fine novembre… C’è chi si preoccupa di finire addirittura nel calderone per evitare la retrocessione: ansia legittima, quando si entra in piena delusione.

La classifica, però, dice che il Bari ha comunque mezza B alle spalle e un margine di cinque punti sui playout: un vantaggio rassicurante. Si amplia, però, il distacco dai playoff, ora quattro gradini più su. Ma mancare persino la qualificazione alla prestigiosa coda stagionale, alla quale si accede fino all’ottavo posto, si tradurrebbe in un flop clamorose. Con ben poche possibilità di salvare persino le «basi» (come le ha definite il ds Ciro Polito) su cui costruire l’eventuale campionato che dovrebbe puntare senza mezzi termini al salto di categoria. C’è tempo per rimediare (compreso il mercato), ma la certezza è che i pugliesi non hanno rimediato risultati di rilievo con chi occupa il periodo playoff: pareggi interni con Como, Palermo, Modena, Cittadella e Catanzaro (al ritorno bisognerà rendere visita a tutte), blitz a Cremona. Otto punti in sei match, senza mai dare impressione di reale superiorità. Non solo: i Galletti contano il nono attacco tra le prime dieci con 15 reti (solo il Modena peggio con 14) e l’ottava difesa (precedendo soltanto Catanzaro e Cittadella). Ebbene, gli indici della differenza reti confermano che la classifica attuale rispecchia i valori di un complesso finora incapace di uscire dall’anonimato.

MARINO PRIMO KO…E ORA? - Si è interrotta anche la mini serie utile del nuovo tecnico. Otto punti in cinque match, con due vittorie (contro il Brescia appena fuori dai playout e l’Ascoli quintultimo) ed altrettanti pari (con Modena e la Feralpi Salò fanalino di coda…), prima dello 0-3 con il Venezia. Considerando che Mignani aveva incrociato gran parte delle rivali nell’alta classifica (Parma, Cremonese, Como, Palermo, Cittadella e Catanzaro), si può lecitamente constatare un mancato cambio di marcia dopo il ribaltone in panchina.

Ma ciò che più preoccupa è la difficoltà del tecnico di Marsala nel conferire alla squadra una precisa identità. Esattamente quanto era già accaduto a Mignani. Per caratteristiche diverse dall’organico a sua disposizione, infatti, l’allenatore genovese era già stato costretto a modificare il suo 4-3-1-2 in altre variabili (spesso il 4-3-2-1, talvolta il 4-4-2, sperimentando nel secondo tempo di Reggio Emilia anche la difesa a tre), ma la storia si sta ripetendo conforme con il mister di Marsala. Partito con l’idea del 4-3-3, a Brescia ha trovato quasi per contingenze il 3-4-1-2 confermato nei match successivi, ma solo in partenza. Perché spesso ha poi cambiato assetto: dal 4-2-4 «disperato» nel finale di gara con la Feralpi al 4-4-2 proposto nella ripresa con il Venezia. Gira e rigira, però, la formula giusta non è ancora emersa. Il calcio aggressivo e intenso predicato da Marino si intravede soltanto in piccoli sprazzi.

Per il resto il Bari resta la squadra fin troppo manovriera e compassata già vista in precedenza. Con un limite ormai acclarato: i biancorossi faticano terribilmente a creare occasioni nitide da gol. Gli uomini chiave continuano a non decollare tra prestazioni deludenti (vedi Aramu) o intoppi fisici (Diaw si è fermato ancora: quanto sarebbe servito l’attaccante non preso in estate per «eccesso di zelo»…). Dall’infermeria si attendono riscontri anche su altri infortuni: Pucino, Koutsoupias, Nasti… In tale bailamme, da dove ripartirà Marino?

PIAZZA-PROPRIETA’: LA FRATTURA è NETTA - Il nodo della multiproprietà non ha mai acceso un amore sviscerato della piazza nei confronti della famiglia De Laurentiis. L’impressione, però, è che ora il rapporto sia ai minimi storici: fin dall’estate la città ha chiesto chiarezza sui programmi, auspicando una strategia conforme alle ambizioni della tifoseria. Ma una comunicazione frammentaria (il presidente Luigi De Laurentiis ha rotto a luglio un silenzio che si prolungava dalla finale dei playoff e da allora non ha più parlato), un mercato sottotono e l’avvio di stagione in sordina hanno scatenato la rabbia del popolo biancorosso. E la piccata reazione in tribuna dell’amministratore unico dei Galletti durante la gara con il Venezia a chi lo invitava a cedere il club (i video con gli ampi gesti del massimo dirigente del Bari sono ormai virali…) ha acuito uno strappo che potrebbe diventare insanabile.

Nel mirino è finita anche la squadra, invitata dalla Curva Nord a tirare fuori gli attributi. Non è finita qui: si sussurra che domani, alla ripresa degli allenamenti, il malcontento possa nuovamente essere palesato. Servirebbe un chiarimento, a 360 gradi. Per provare a ricucire e ad evitare che una stagione complicata diventi un incubo. Luigi De Laurentiis interverrà?

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