BARI - L’industria metalmeccanica nella Città Metropolitana ha una tradizione risalente alla seconda metà dell’Ottocento quando nel capoluogo dell’allora Terra di Bari sorsero le prime manifatture per la costruzione di attrezzi agricoli, macchinari per il settore agroalimentare ed anche di mobili in ferro.
Sviluppatosi poi dagli inizi del secolo scorso con impianti di maggiori dimensioni - come ad esempio le Acciaierie e Ferriere Pugliesi a Giovinazzo e le Acciaierie e Tubificio Meridionali a Bari, avviate negli anni Venti e Trenta - il settore ha conosciuto una crescita più sostenuta a partire dall’inizio degli anni Sessanta del ‘900 con l’insediamento del Pignone Sud - allora del Gruppo Eni e oggi della multinazionale americana Baker Hughes - della Breda Fucine meridionali e il trasferimento nella nuova zona industriale del capoluogo delle Officine Calabrese: insediamenti cui seguirono quelli di altre industrie.
Ma è con l’arrivo della Fiat Sob alla fine degli anni Sessanta che l’industria meccanica del Barese ha conosciuto un ulteriore balzo in avanti e un arricchimento merceologico con la componentistica per l’automotive. Gli ultimi grandi insediamenti nell’agglomerato Bari-Modugno sono stati quelli della ex Getrag (oggi Magna PT) nel 1996 e quello della TD Bosch due anni più tardi.
Oggi, l’industria meccanica ritrova ancora nell’agglomerato Bari - Modugno del Consorzio per l’Area di sviluppo industriale la sua maggiore concentrazione territoriale, ma presenze diffuse di Pmi ma anche di qualche grande impresa si registrano a Monopoli, Molfetta, Corato, Altamura, Gioia del Colle, Conversano, Putignano, Noci.
La specializzazione prevalente è ancora quella della componentistica per l’automotive, seguita da specializzazioni di minori dimensioni in cui però non mancano aziende di rilievo anche internazionale come la diagnostica ferroviaria, l’impiantistica meccanica ed elettromeccanica, le tecnologie per le demolizioni, la quadristica elettrica, le tapparelle e zanzariere, la serramentistica, la robotica, le macchine olearie, le piattaforme aeree, i veicoli ecologici, i macchinari per l’industria agroalimentare, le apparecchiature per il condizionamento, la motoristica navale, i magazzini automatici, l’armamento ferroviario, i serbatoi per molteplici usi, le furgonature per veicoli isotermici.
Diffuse, inoltre, sono le lavorazioni di meccanica fine per conto terzi. Accanto alle industrie di maggiori dimensioni operano, com’è noto, concentrazioni di aziende artigiane, ben radicate sui mercati locali.
La tabella che si presenta costituisce il primo parziale tentativo di offrire una mappatura disaggregata per singoli Comuni e branche merceologiche delle imprese del settore.
Ma ai fini di una valutazione complessiva dell’importanza in termini di addetti e fatturato dell’intero comparto nella Città Metropolitana è opportuno precisare subito che sono stati riportati i dati di gran parte delle società che hanno sede legale nella Città metropolitana - i cui bilanci sono depositati alla Camera di Commercio - ma risultano mancanti, com’è facilmente intuibile, quelli di molte altre aziende che tale sede non hanno in loco e i cui ricavi pertanto non sono noti.
Ci riferiamo in particolare ad imprese come la Marelli, la Dana Graziano, la SKF, la RFI Onaf, la Sofinter Ac Boilers, la Thermocold.
Pertanto, i dati riportati vanno assunti con cautela interpretativa non rappresentando l’intero universo aziendale localizzato nell’area metropolitana, anche se, lo si ripete, provano ad offrire un primo quadro di sintesi con i dati di fatturato nel 2022.
Dalla tabella si evince che sono state sette le aziende e i Gruppi societari che nel 2022 hanno superato i 100 milioni di fatturato.
Sei imprese si sono collocate fra i 53 e i 78 milioni.
Nove invece sono state le società fra i 32 e i 48 milioni.
Diciotto si sono collocate fra i 20 e i 28 milioni.
Le rimanenti sono state al di sotto dei 20 milioni.
Sì è dunque in presenza di una vasta platea di PMI che presentano ancora rilevanti potenzialità di crescita che alcune di esse stanno già dispiegando sul mercato interno e su alcuni mercati esteri.
Si segnalano in tale contesto nuove presenze su mercati esteri emergenti e aperture del capitale sociale di qualche azienda a fondi di venture capital, così come l’acquisto di qualche società all’estero.
Volendo infine segnalare sia pure molto brevemente talune branche in cui sarebbe possibile arricchire la composizione merceologica della meccanica locale, è possibile individuare in quelle delle macchine utensili, delle tecnologie biomedicali e per le energie rinnovabili i comparti con maggiori potenzialità espansive, anche alla luce di quanto previsto nel PNRR e nel REpowerEU.