BARI - A volte le eccellenze sono proprio dietro l’angolo, le puoi incontrare nel tran tran quotidiano di una città di poco meno di 30mila abitanti e ne scopri pian piano la storia. Lorenzo Malgieri, 69 anni, ingegnere elettrico e giovinazzese dal primo vagito, è la mente prima del software «Resettami Parkylon», il primo prototipo al mondo di avatar/gemello digitale, basato su Intelligenza Artificiale e realtà aumentata per il supporto alle decisioni cliniche nel trattamento di pazienti affetti da morbo di Parkinson.
Recentissima la premiazione al «Forum Sanità 2023» con la piattaforma unica regionale contro la malattia neurodegenerativa sviluppata da CLE srl, l’azienda di cui l’ingegnere giovinazzese è chief innovation officer, dedicata alla «clinical governance rete Parkinson» per la sezione «data-driven health»: «risponde a molteplici finalità – prevenzione, cura e ricerca – grazie alla realizzazione di una piattaforma che segue il paziente affetto dal morbo nel suo percorso di cura mettendo a disposizione visite evolute e favorendo la condivisione dei dati non solo tra specialisti ma anche con medici di medicina generale e il paziente stesso».
Il progetto di Malgieri (ideatore, progettista e direttore progetto, realizzato in collaborazione con la ASL di Lecce, azienda capofila per conto della Regione Puglia), a cui ha lavorato un gruppo composto da 20 ingegneri, nasce con l’intento, soprattutto, di migliorare la qualità di vita dei malati poiché, come purtroppo è noto, il Parkinson è una condizione incurabile.
Ingegnere, ci può spiegare nel dettaglio in cosa consiste il progetto?
«Tutto nasce da “Resettami Parkylon”, un progetto per la gestione della malattia, “una cartella clinica” completa con i dati raccolti che ha il suo gemello nei prodotti della Fondazione Michael J. Fox, il noto attore di “Ritorno al futuro” affetto da Parkinson dall’età di 29 anni. Uno degli scopi del sistema è di uniformare i protocolli, raccogliere i dati sullo stato di salute del paziente ogni sei mesi, inserendoli quindi in un form a disposizione di tutti i medici per valutare la storia di ciascuno: in questo modo i parametri sono a disposizione nella rete per qualunque professionista a Bari come a Milano. Il secondo punto è che presto potranno lavorare sui dati anche i medici di medicina generale e di altre specializzazioni per un team multidisciplinare, mentre per ora ci lavorano i medici specialisti della rete Parkinson pugliese. Infine abbiamo sperimentato l’avatar 3D del paziente, un sistema di intelligenza aumentata come supporto al processo decisionale del medico, un modo immediato per aggiornare lo stato di salute del paziente. Non è ancora integrato con ‘Rete Parkinson’ ma in futuro lo sarà».
Cosa sono in grado di fare gli algoritmi del sistema?
«In ultima analisi, seguendo il lavoro fatto con l’avatar 3D, si potranno fare ipotesi di simulazione degli effetti che potrà avere la terapia farmacologica alla visita successiva con lo storico fino a quel momento; il medico può valutare poi, sulla base di piani terapeutici regionali, qual è la gravità della malattia e cosa prevede il protocollo per garantire la migliore qualità di vita al paziente. È chiaro che le azioni rimangono sempre in capo al medico, la realtà aumentata è un supporto».
A chi è in uso questo software al momento?
«Ora ai medici di Rete Parkinson Puglia, centri e ambulatori di primo, secondo e terzo livello: al momento sono registrati circa 2.800 pazienti e 40 di centri in tutta la regione da quando è operativo, cioè dalla seconda metà del 2021 e mensilmente raccogliamo i dati per avere un feedback sulle prestazioni»>.
Il suo cognome tradisce origini non giovinazzesi.
«Mia madre era mantovana, mio padre di Sant’Agata di Puglia, erano maestri entrambi e lei si è trasferita per amore nel 1953 a Giovinazzo; mio padre un anno prima per studiare e lavorare. Questa città rimane in mio centro anche se per 35 anni ho girato il mondo e da 15 mi sono concentrato sull’innovazione dirigendo una serie di società prima nella consulenza poi nel software. I miei 5 figli, invece, hanno messo tutti le ali».