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Tragedia Norman Atlantic, è stato assolto il molfettese de Candia: fine dell’incubo

 
Matteo Diamante

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Matteo Diamante

Tragedia Norman Atlantic, assolto il molfettese de Candia: fine dell’incubo

Il nostromo era uno dei nove molfettesi a bordo della motonave su cui morirono 31 persone, 19 delle quali risultano ancora disperse, e 64 rimasero ferite.

Venerdì 13 Ottobre 2023, 12:58

13:00

MOLFETTA - Una verità e un’innocenza invocata per nove anni dopo una vita trascorsa per mare. Quarant’anni che non si cancellano in una notte nefasta per chi considerava proprio il mare come una seconda pelle.

Questo è quello che ha sempre pensato il nostromo Angelo de Candia, uno dei nove molfettesi a bordo della Norman Atlantic, la motonave su cui morirono 31 persone - 19 delle quali risultano ancora disperse - e 64 rimasero ferite.

Alle 3.09 della notte tra il 27 e il 28 dicembre del 2014 sul Norman Atlantic, in navigazione dalla Grecia all’Italia, scoppiò un rogo su uno dei ponti dove erano parcheggiati decine di tir. La nave, come è stato accertato, era partita in condizioni meteo «proibitive», caricando a bordo un numero di camion frigo superiore alle prese di corrente disponibili, che quindi dovevano viaggiare con i motori accesi. Da uno di questi sarebbe partita la scintilla fatale.

La Procura ha chiesto complessivamente 23 condanne fino a nove anni di reclusione e sanzioni pecuniarie fino a 600mila euro per le due società. Lo scorso 6 ottobre, al termine di un dibattimento lungo e complesso, il Tribunale di Bari, presidente Dott. Marco Guida e giudici a latere dottoresse Moretti e Tripaldi, ha respinto le pesantissime richieste di condanna che i pm avevano formulato nei confronti di Angelo de Candia, nostromo di Molfetta, (difeso dall’Avv. Cesare Fumagalli) per alcuni decessi verificatisi in occasione del disastro della Norman Atlantic, uno dei più gravi della marineria italiana e certamente uno dei più complicati da ricostruire.

«I giudici hanno incrinato le granitiche certezze degli inquirenti, prosciogliendolo e smentendo radicalmente la pretesa solidità delle prove a carico», riferisce il legale del nostromo molfettese. Le prove e gli argomenti offerti dalla difesa e sintetizzati nella discussione finale hanno restituito ad un uomo coraggioso e marinaio esperto tutto l’onore e la dignità guadagnati in 40 anni per mare. «Uno degli stessi periti nominati dal GIP in corso di indagini - prosegue il difensore di Angelo de Candia - ebbe a dire che il nostromo di Molfetta “andava fatto un monumento”; non certo un’esagerazione, visto che in quei drammatici minuti il marittimo riuscì a svolgere attività antincendio, supporto all’ammaino dell’unica lancia rimasta a bordo e presa d’assalto da centinaia di passeggeri terrorizzati, messa in sicurezza del sistema di evacuazione a scivolo (diventato nel frattempo una trappola mortale) ed infine accompagnamento di centinaia di passeggeri ai ponti superiori per sfuggire alle fiamme ed al fumo. Il tutto mettendo a rischio la propria vita e scendendo dalla nave tra gli ultimi».

Come è noto, il Tribunale di Bari ha condannato tre dei 26 imputati. Sei anni di reclusione per il comandante della nave Argilio Giacomazzi, 5 anni e 4 mesi per il primo ufficiale di macchina, Gianluca Assante, tre anni per il membro dell’equipaggio Francesco Nardulli. Per Angelo de Candia, invece, finisce un incubo giudiziario durato 9 anni dopo aver rischiato la propria vita per responsabilità a lui non imputabili.

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