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Frode sul reddito di cittadinanza, assolta ex mafiosa di Bari Vecchia

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Frode sul reddito di cittadinanza, assolta ex mafiosa di Bari Vecchia

Dichiarata non colpevole per aver taciuto il suo passato criminale

Mercoledì 11 Ottobre 2023, 10:24

BARI - Non aveva diritto al reddito di cittadinanza per via del suo passato criminale, un tempo ex usuraia del clan mafioso dei Capriati di Bari Vecchia, ma non c’è prova che sia stata lei ad averlo volutamente taciuto, così ottenendo per un anno e mezzo, indebitamente, il sussidio statale. E così il Tribunale di Bari ha assolto «perché il fatto non costituisce reato» la 56enne Lucia de Benedictis.

La donna, difesa dagli avvocati Nicola Lerario e Valeria Volpicella, era stata coinvolta circa un ventennio fa in una inchiesta antimafia sulle donne del clan Capriati. Dal 1999 al 2008 - accertarono le indagini - sarebbe stata parte integrata del gruppo mafioso della città vecchia, gestendo per anni con un’altra decina di donne un giro di usura ed estorsioni. La «corazzata rosa» dei Capriati fu ribattezzata quella frangia di fiancheggiatrici del clan capeggiata dalla moglie del boss Tonino. Lucia De Benedictis fu condannata alla pena di 7 anni e 4 mesi di reclusione e quella condanna è diventata irrevocabile ad aprile 2011.

Quasi otto anni dopo, a marzo 2019, la donna ha deciso di fare domanda per ottenere il reddito di cittadinanza. Si è recata in un Caf e ha inoltrato la richiesta. Ad aprile ha avuto la prima mensilità. A ottobre 2020 ha sottoscritto l’istanza di rinnovo e ha così continuato a percepire il rdc fino a gennaio 2021: complessivamente 18.900 euro.

La legge, però, vieta a chi abbia subito condannate per mafia entro i dieci anni o sia imparentato con un mafioso di accedere al beneficio e quando la Guardia di Finanza ha avviato un controllo a tappeto su tutti i «soggetti, residenti nella provincia di Bari, condannati in via definitiva per associazione mafiosa fino a gennaio 2016» con l’obiettivo di verificare «quanti tra loro fossero beneficiari “diretti” (richiedenti) o “indiretti” (componenti il nucleo familiare del richiedente) del reddito di cittadinanza», è saltato fuori il suo nome.

La 56enne, ex mafiosa, è stata quindi indagata e processata con due accuse: aver omesso nella richiesta del sussidio di dichiarare il suo passato criminale e, di conseguenza, aver truffato l’Inps. Il sussidio, che evidentemente non le spettava, le è stato subito revocato, ma al termine del processo il Tribunale l’ha assolta. Le motivazioni si conosceranno tra 90 giorni ma già è noto il ragionamento della difesa: la domanda di accesso al reddito di cittadinanza era stata compilata telematicamente dal Caf. Il non aver barrato la casella sul passato mafioso della richiedente potrebbe essere stato un mero errore materiale. Il fatto, cioè, «non costituisce reato».

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