BARI - Nove anni fa era finito in carcere, dopo l’arresto in flagranza operato dai carabinieri. Ora la Cassazione ha detto, in sostanza, che la mazzetta di 400 euro chiesta a una signora barese per chiudere un occhio su un presunto affitto pagato in nero fu in realtà chiesta soltanto dal suo collega finanziere. E dunque per questo l’appuntato Angelo Cappelli, 55 anni, di Noicattaro è stato assolto dall’ultima accusa (tentata truffa) rimasta nei suoi confronti a seguito del processo di appello.
Il finanziere è sospeso dal servizio dal giorno dell’arresto, quando insieme al collega fu portato nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere salvo poi ottenere i domiciliari dopo pochi giorni. E ora, dopo che anche il procedimento davanti alla giustizia militare lo scorso anno si era chiuso con l’assoluzione, Cappelli dovrà affrontare un procedimento disciplinare.
Secondo l’accusa i due militari avrebbero chiesto soldi ad una donna, paventando una sanzione amministrativa per i canoni di locazione non dichiarati. L’ipotesi di concussione per induzione, contestata al momento dell’arresto in flagranza, fu derubricata quasi subito in tentata truffa e per questo alcune delle accuse caddero per mancanza di querela. Dal processo è emerso, in sostanza, che a concordare le dazioni illecite con alcune persone baresi sottoposte a controlli fu il maresciallo, un 53enne nato a Benevento che nel frattempo si è congedato.
La Cassazione (sesta sezione, presidente Ricciarelli, relatore Tripiccione) ha accolto il ricorso di Cappelli (avvocato Antonio La Scala di Bari) sulla base del fatto che non risulta dimostrata la partecipazione dell’appuntato alla richiesta illecita di denaro. I giudici, nell’accogliere la censura, hanno rilevato che il reato nel frattempo si era prescritto e che dunque non era possibile il rinvio degli atti in appello. Da qui l’annullamento a fini penali per Cappelli, mentre per il maresciallo la prescrizione ha comportato uno sconto di pena di tre mesi, portando la condanna definitiva a 4 anni.