BARI - «Non si deve aver paura di riprendere la propria vita in mano. Io l'ho fatto e lo so. Chicco lo racconta, ma le esperienze sono le nostre, quelle di chi ha sbagliato, per tanti motivi, ma ha deciso di voltar pagina». La voce di Marco è ferma e sicura, il sorriso aperto e gli occhi limpidi di chi ha tanta fiducia nel futuro. Marco è il giovanissimo grafico che ha dato corpo ad una idea di Raffaele Diomede, creando insieme Chicco, un personaggio a metà tra un avatar e una figura da fumetto, che racconta di se e contemporaneamente spiega quale è l'alternativa al male, all'illegalità.
«Era un'idea che mi frullava in testa già da tempo – spiega Raffaele Diomede, educatore con una lunga esperienza nei quartieri più caldi della città -, volevo trovare uno strumento educativo accattivante, che sapesse attirare l'attenzione di giovani ed adulti. Chicco nasce sulle storie di tanti giovani che ho affiancato in questi anni e che ho avuto la felicità di seguire e grazie a Marco ho dato forma a questa idea».
Anche il nome, Chicco, rappresenta un legame molto forte con l'esperienza che è stata Chiccolino, la comunità educativa di minori dell'area penale dove operava Diomede e che è riuscita ad intercettare tanti giovanissimi permettendo loro di fare una nuova scelta di vita. Chicco è un ex bullo, con una storia difficile alle spalle, anche se ha da poco superato i 18 anni, ma che ha voltato pagina. Periodicamente e con brevi frasi cerca di spiegare quale è la differenza tra bene e male.
«Chicco sta facendo i primi passi – spiega Diomede – e si muove attraverso i social proprio per cercare di intercettare i più giovani. Parla e dialoga con i suoi coetanei e ne incarna la loro pelle e paure. Anche se è solo alle prime due settimane di vita, sto già raccogliendo molti consensi, è il paradigma di un cambiamento che piace e che potrebbe avere un bel futuro educativo». Il personaggio artistico nasce grazie a Marco, che come Chicco ha sbagliato e si è rialzato. «Tanto che la decisione di Chicco di riprendere la scuola è la mia vera decisione – spiega Marco -. Nella rappresentazione abbiamo deciso di mettergli addosso tutti i segni del suo passato attraverso i tatuaggi. Sono i simboli di una esperienza che resta, che nessuno potrà mai cancellare, ma che ogni singolo può archiviare per scegliere una via diversa».
Chicco ha sul braccio tatuata una rosa, una lacrima sul viso. «Sono alcuni dei simboli classici di affiliazione, che legano gli esponenti dei clan e testimoniano l'avvenuto arruolamento – spiega Diomede -. La lacrima in particolare significa che hai uno sgarro da vendicare, che hai ucciso per vendetta, ma nonostante questo Chicco ha capito di aver sbagliato ed ha cambiato vita, invitando anche gli altri a farlo. Io lo ripeto spesso: delinquere è facile, è la strada più semplice. Il difficile è alzarsi alle 5 del mattino per andare a lavorare, stancarsi fino a crollare per stipendi che non arrivano. Chicco con le sue frasi richiama al senso di responsabilità, quello che manca a molti ragazzi che appunto poi scelgono la strada più facile. Ed è colpa di noi adulti, della nostra incoerenza, dell'incapacità di essere esempio credibile. E' in questo spazio che la criminalità si insinua e cattura i giovani, agisce sulla loro fragilità e li prende a sé».
Oggi Chicco è un personaggio che racconta attraverso immagini fisse, singole slide, ma con le potenzialità che esprime potrebbe anche diventare altro. «Sì – conferma Marco – stiamo pensando ad un mini fumetto o cartone animato con voce di sottofondo dove si possa raccontare la backstory di Chicco. Vedremo». Chicco intanto sorride sornione, il cappuccio in testa, il ciuffo ribelle. Lui ha capito qual è la strada.