Sabato 06 Settembre 2025 | 22:50

Bari, il primario che lucrava sul cancro, Palese: «Non è il primo caso in quell’Irccs». Gemmato: solidarietà a Ircss e pazienti

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Bari, il primario che lucrava sul cancro, Palese: «Non è il primo caso in quell’Irccs»

L'assessore alla Salute Rocco Palese

L’assessore regionale alla Salute: «Sono sbalordito dalla vicenda, così si crea sfiducia nel sistema. Bisogna tutelare i pazienti»

Venerdì 14 Luglio 2023, 12:08

17:29

BARI - «Sono sbalordito da questa situazione, aggravata anche dalla circostanza che - a quanto abbiamo letto dai giornali - tutto è partito dalla denuncia di alcuni pazienti».

L’assessore regionale alla Salute, Rocco Palese, non si nasconde dietro un dito: «Ritengo che siamo di fronte ad una situazione gravissima in una struttura in cui il problema è reiterato, visto che di recente si era già vissuta una situazione simile ai danni di persone debolissime, in un contesto di enorme sofferenza. Tutto questo non fa che produrre sfiducia nei confronti del sistema sanitario e degli stessi operatori, anche perché negli ospedali e nello stesso Irccs di Bari c’è tanta gente che fa il proprio dovere e cerca di andare avanti nonostante le difficoltà».

E dunque, assessore, cosa farete?

«Spero e mi auguro che ci sia un immediato cambio di rotta. Saranno gli inquirenti, che ringrazio per il loro lavoro, a stabilire ciò che è accaduto, e sarà il direttore generale dell’Oncologico a prendere i provvedimenti di sua competenza. Di certo sarà necessario il più assoluto rigore. Ci risulta che il direttore Delle Donne stia già facendo un lavoro di verifica e di vigilanza, però evidentemente non è sufficiente e dunque bisogna intervenire con ancora maggior determinazione».

Questa vicenda fa emergere ancora una volta le falle del meccanismo dell’intra-moenia, che di fatto consente ad alcuni medici di trasformare l’ospedale in una sorta di feudo dove tutto è possibile. Cosa ne pensa?

«Spesso l’Alpi viene citata come causa di queste situazioni. Io penso invece che la stella polare di ciascun medico debba essere l’etica, perché se una persona è incline a fare mercato della professione purtroppo lo farà sempre e a prescindere. Detto questo, però, l’Alpi è nata nel contesto di una riforma completa delle modalità di lavoro nel sistema sanitario nazionale: a fronte dell’esclusività del rapporto di lavoro del medico gli è stata data la possibilità di effettuare attività privata all’interno dell’ospedale. Era un modello pensato a tutela del paziente, perché serviva a rendere disponibile a tutti il medico che con l’esclusività era impossibilitato a lavorare all’esterno della struttura e dunque il paziente poteva scegliersi, pagando, non un chirurgo qualsiasi ma proprio “quel” chirurgo. Poi certo questo sistema è degenerato, e non solo per i casi come quello di cui parliamo. Ma ha finito per creare una situazione di disparità molto forte, perché chi può pagare ottiene immediatamente la prestazione auspicata, e tutti gli altri non possono fare altro che aspettare».

Non ritiene che costringere il cittadino a effettuare una visita oncologica a pagamento nell’ospedale pubblico, dove quella prestazione dovrebbe essere gratuita per tutti, rappresenta il fallimento del sistema sanitario?

«Purtroppo l’Alpi non fa differenza rispetto alle patologie e alle discipline. Fermo restando che, secondo me, le prestazioni dovrebbero tutte essere garantite dagli erogatori del sistema che sono per il 90% le strutture pubbliche».

Come si risolve il problema dell’intra-moenia?

«Con quello che le Regioni hanno detto l’altro giorno al ministro Schillaci. Cioè che occorre una pesante manutenzione della normativa di riferimento, a più di trent’anni di distanza dalla riforma sanitaria. Servono nuovi modelli organizzativi per evitare questo tipo di storture, così da riportare l’Alpi nell’alveo degli obiettivi per cui era nata. Il ministro ha concordato, verranno costituiti tavoli tecnici con le Regioni su tutte le materie oggetto di confronto».

LE PAROLE DI GEMMATO

«Oggi sono qui per esprimere da parte del Governo la solidarietà a pazienti e operatori sanitari. Se confermate le notizie di stampa, insieme ai pazienti, i primi danneggiati sarebbero i professionisti dell’Istituto tumori che svolgono fino in fondo il loro dovere e non possono essere paragonati a chi invece non lo fa». Lo afferma il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato nel corso di una visita all’Istituto tumori Giovanni Paolo II di Bari, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, in merito all’arresto dell’oncologo Vito Lorusso. «È stato un gesto - afferma il direttore generale dell’oncologico barese Alessandro Delle Donne - che abbiamo apprezzato molto. In questo modo le istituzioni centrali dimostrano vicinanza all’Istituto e a tutti gli operatori che quotidianamente con grande spirito di abnegazione si dedicano alla presa in carico dei pazienti fragili, dal punto di vista clinico e psicologico».

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