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Sisto: «Un patto etico coi giornalisti a tutela della cronaca giudiziaria»

 
isabella maselli

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isabella maselli

Sisto: «Un patto etico coi giornalisti a tutela della cronaca giudiziaria»

Il viceministro al convegno Assostampa a Bari sul ddl Nordio. Fnsi e Ordine: basta bavagli ai diritti

Martedì 11 Luglio 2023, 09:56

BARI - «Isolare i guerrafondai» nello scontro tra politica e magistratura e stringere «un patto etico per scrivere una pagina diversa» sulla cronaca giudiziaria, che «non può essere un badge di accesso a tutti gli atti di un processo», facendo del giudice «l’arbitro della pubblicabilità delle intercettazioni» e ponendo così un argine ai processi mediatici. È un Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, che tira dritto nella difesa a spada tratta della riforma della Giustizia targata Nordio. «Nessuno si sogna di limitare un mezzo di ricerca della prova» come le intercettazioni, ma «il tema del processo mediatico che si sovrappone a quello delle aule giudiziarie è qualcosa che dobbiamo evitare a tutti i costi». Cioè i pm continuino a usare le intercettazioni, anche se «si ragionerà poi sull’uso del trojan» dice Sisto, però tutto ciò che non è ritenuto «penalmente rilevante», per usare una espressione cara agli addetti ai lavori, non deve finire sui giornali.

L’occasione per affrontare il tema è stato il seminario organizzato da Assostampa Puglia dal titolo «Riforma della giustizia, tutela della privacy e diritto di cronaca: convivenza impossibile?». Ad introdurre i lavori l’ex segretario Fnsi Raffaele Lorusso, secondo il quale «da questa riforma il diritto dei cittadini ad essere informati potrebbe avere un pregiudizio». Dello stesso avviso la segretaria in carica, Alessandra Costante: «l’obiettivo - ha detto - sembra tagliare gran parte dell’informazione che arriva ai cittadini»; e anche il presidente nazionale dell’Ordine, Carlo Bartoli: «La riservatezza – ha ricordato - non è la regola ma l’eccezione e questo è un grande elemento di democrazia. Rimandare la pubblicabilità di alcuni atti rischia di limitare questa forma di controllo democratico». Il presidente regionale dell’Ordine, Piero Ricci, ha ricordato che «la nostra carta deontologica regolamenta già il comportamento dei giornalisti sulla presunzione di innocenza», mentre il presidente dell’Assostampa Puglia, Bepi Martellotta, ha espresso «preoccupazione per il fatto che negli ultimi anni stiamo assistendo a un restringimento del perimetro del diritto di cronaca», portando la discussione su un altro argomento: quello delle querele temerarie. Sul punto il viceministro ha aperto sulla possibilità di ragionare sulla depenalizzazione della diffamazione: «una pista che può essere percorsa se c’è qualcosa in cambio, dando al cittadino la possibilità di intervenire con un meccanismo alternativo».

Un botta e risposta tra il viceministro e i giornalisti basato sulla ricerca del necessario bilanciamento, che ognuno vede pericolosamente spostato da un lato o dall’altro, tra il diritto dei cittadini ad essere informati (e quindi il dovere dei giornalisti a informare) e il diritto alla riservatezza. «Non ci sono diritti che prevalgono su altri e tocca al legislatore contemperare» secondo Sisto. Ma il tema rovente è sempre lo stesso: «La condanna sociale e mediatica - dice il viceministro - non ha difesa né appello» e auspica che «il tema del processo mediatico ci veda tutti uniti».

Tocca poi tutti i temi della riforma, dall’abolizione dell’abuso d’ufficio («una norma non soltanto non utile ma dannosa»), all’avviso di garanzia «segreto» («non faccio il caso della Santanché - dice - che è solo uno di milioni di casi»). Quindi il tema che anima il dibattito di questi giorni: il rapporto con la magistratura: «Negli anni Ottanta qualcuno ha pensato che la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata fosse compito dei magistrati. Abbiamo trasferito sulle spalle della magistratura una responsabilità che non è loro, le battaglie si fanno in Parlamento con le leggi». Infine una stoccata alle carriere fatte da alcuni magistrati grazie alla stampa: «Una patologia gravissima - secondo Sisto - che vorremmo estirpare».

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