Novembre 2022, Michele Lattanzi, direttore sanitario dell’ambulatorio veterinario Croce Azzurra in via via Effrem Datto, quartiere Carrassi, muore improvvisamente. Soprattutto, inaspettatamente. Sua figlia Giulia, 29 anni, psicologa clinica («mi sto specializzando anche in psicoterapia», precisa con un pizzico di orgoglio) decide di raccogliere la sua pesante eredità. Un’impresa non facile, resa possibile solo grazie alla tenacia della giovane donna e dei tanti amici del padre.
«Penso che sarebbe stato molto orgoglioso di me», racconta Giulia. La chiusura della clinica dura tre mesi e mezzo, ma l’ambulatorio, tra tanti sacrifici, si rialza, giusto in tempo per festeggiare i suoi primi 40 anni. «Certo - racconta Giulia - la clinica non è più aperta come un tempo 24 ore su 24, ma dalle 8.30 elle 20.30, non c’è più la degenza, abbiamo perso molti clienti. L’importante era ripartire. Lo dovevo a mio padre».
Riavvolgiamo allora il nastro di questa storia in cui vicende famigliari e professionali si intrecciano. Quando un dramma privato si trasforma nella leva per dimostrare a se stessi di potercela fare. Minimo comune denominatore l’amore per gli animali «trasmesso dai miei genitori sin da quando ero piccola», ricorda la dottoressa Lattanzi. «La struttura, praticamente la mia seconda casa, è stata fondata da mio padre e dal suo socio nel 1983. Nei primi anni Duemila si è trasformata in una ditta individuale. Lui sostanzialmente era un professionista con partita iva. All’interno della clinica veterinaria lavoravano altri colleghi sempre con partita iva. Qui, in laboratorio, mio padre ha curato e operato non solo pazienti animali, ma anche un giardino, uno dei suoi maggiori piaceri, con un laghetto e le sue carpe trentennali, alberi da frutto, bonsai ed un glicine pluridecennale. Con lui alla guida si sono susseguiti colleghi e collaboratori che poi sono diventati a loro volta direttori sanitari di altre cliniche veterinarie. Insomma, la Croce Azzurra è stata una fucina di menti e fonte di ispirazione che ha fatto da apripista a tutto ciò che è venuto dopo».
Poi, quel giorno terribile, il dramma. «A novembre, purtroppo, mio padre muore all’improvviso. Di punto in bianco, non una malattia fisica né psicologica ha arrestato il corso della sua vita, ma solo una sua scelta». Ma non è di questo che vogliamo parlare con Giulia. «Senza un direttore sanitario, dalla sera al mattino in dieci collaboratori, me compresa (da tre quasi anni mi occupavo del personale), siamo rimasti senza lavoro. La clinica nel corso del tempo non si era mai evoluta in società ma continuava ad essere associata ad un’attività della persona fisica, per questo ha dovuto chiudere i battenti». Ma la dottoressa Lattanzi non si arrende. A, 29 anni, si rimbocca le maniche lottando con tutte le sue forze. «Come erede unica ho passato settimane e mesi a cercare una soluzione per non permettere che tutto si chiudesse così, ed alla fine, assieme ad un suo vecchio amico ed ex socio, Gianfranco Pastorelli abbiamo provato a riaprirla, “affiliando”, almeno per ora, Croce Azzurra all’ambulatorio veterinario di Santa Fara. Al momento ci stiamo impegnando con tanti sacrifici per raggiungere degli standard minimi di qualità. L’obiettivo è far acquisire la clinica da società professionistiche del settore. Non è qui il mio futuro, ma sono impegnata con tutti i collaboratori a garantire una autonomia. Questa è la priorità».
Tutto qui dentro le ricorda di suo padre. «Era un punto di riferimento per la nostra famiglia. Dal 2020 ho iniziato a lavorare con lui nonostante avessi intrapreso un percorso di studi completamente differente. Era un po’ forzato il mio ruolo all’interno dell’ambulatorio visto il mio titolo di studio. Ricordo ancora quando me lo propose. Ho vissuto quel momento come un modo molto concreto per riavvicinarci. Era molto preoccupato dalle sorti della struttura perché io non ero veterinario. Temeva che dopo il suo pensionamento non ci sarebbe stato un proseguo». Grazie alla tenacia non è andata così. Non c’è alcun dubbio, il medico veterinario Michele Lattanzi sarebbe orgoglioso di sua figlia Giulia.