BARI - «Il randagismo che poi porta a riempire i canili ha tante cause e motivi che lo alimentano, ma in estrema sintesi quello che manca è il controllo da parte degli organi preposti. Il controllo che i cani sul territorio siano microcippati essenzialmente». Patrizia Giaquinto responsabile del canile comunale di Bari è un fiume in piena, anni di esperienza la portano a poter parlare con grandissima competenza. «Qui arrivano cani praticamente ogni giorno, abbandonati principalmente, un atto indegno che non sarebbe possibile in modo così semplice se il cane fosse microcippato».
In lontananza si sente un gran abbaiare, i cani ospitati al canile vivono di fatto in una gabbia e il disagio è fortissimo: gli animali vengono devastati psicologicamente e fisicamente da un'esperienza dalla quale a volte non si liberano mai. E anche per questo motivo come Gazzetta abbiamo deciso di avviare una sorta di rubrica: ogni settimana racconteremo sia le difficoltà che i volontari devono affrontare, sia le storie di un paio di cani che cercano adozione. Storie che sono solo la punta dell'iceberg. In canile c'è di tutto: occhi, code e zampe pronti di nuovo ad amare.
Adottare un cane, specie se adulto, significa fare una scelta di grande generosità. Un percorso all'interno del quale è sempre bene farsi accompagnare dai volontari, che affiancano l'adottante o la famiglia per riuscire a identificare il cane giusto. E per adottare basta cercare su Fb la pagina del Canile sanitario di Bari.
«Lo scorso fine settimana la Lav ha fatto due giorni di microcippature gratuite a Bari, sono stati impiantati 90 microchip. Un numero molto alto. Significa che di proprietari responsabili ce ne sono pochi e che manca il controllo».
Tecnicamente sono due i livelli di controllo che si dovrebbero avere: la polizia locale sui cani al guinzaglio che si incrociano per strada e i veterinari che pur non essendo pubblici ufficiali hanno il dovere di segnalare il cane non microcippato al servizio veterinario. «La Polizia locale ha l'onere del controllo – sottolinea la Giaquinto – è un dovere stabilito per legge (la legge regionale 2/2020). E sfatiamo il mito che non si possono dotare tutti gli agenti di lettore microchip perché non è assolutamente così. Il padrone che ha microcippato il cane ha anche un foglio di proprietà. È quello che si deve chiedere per verificare che tutto è fatto in regola. È come una sorta di patente, un documento che attesta la microcippatura. E anche se al controllo il proprietario non dovesse averla con sé, la legge prevede 5 giorni di tempo perché ne invii copia al Comando di polizia locale. Quindi veramente non ci sono scuse per non effettuare i controlli. Basta la volontà. Questo tipo di attività sarebbe strategica ed essenziale per abbassare le percentuali di randagismo, di abbandoni e dovrebbe essere fatto per strada, nei campi rom e nelle comunità. Sarebbe un aiuto importantissimo ed eviterebbe di far finire in una gabbia animali incolpevoli. E soprattutto gravare le spese del comune. Perché tutto ha un costo e mentre avviare i controlli è una iniziativa a costo zero, accudire centinaia di cani costa molto, ma molto di più».