MOL DI BARI - Indennità in ritardo di 2 anni. La mannaia dello stop alla pesca a strascico. E, in ultimo, il nuovo decreto del Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare pubblicato ieri che fissa il fermo pesca dal 29 luglio al 30 ottobre (dal 29 luglio al 9 settembre, ovvero tutto il periodo di alta stagione turistica, nel compartimento Manfredonia-Bari che nel barese comprende le marinerie di Molfetta, Giovinazzo, Santo Spirito, Torre a Mare, Mola di Bari e Monopoli).
Il mondo della pesca professionale è attraversato da questi tre nuovi motivi di preoccupazione e annuncia una mobilitazione, con le organizzazioni di settore Alleanza delle Cooperative, Federpesca, Coldiretti Impresa Pesca, Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Pesca. I lavoratori del mare lamentano infatti il mancato pagamento delle indennità di fermo pesca delle annate 2021 e 2022 e sono particolarmente preoccupati per la decisione, adottata dalla Commissione Europea che prevede lo stop della pesca a strascico entro il 2030. Per questo, le organizzazioni hanno chiesto un incontro al ministro Francesco Lollobrigida e annunciato una manifestazione a Roma.
«Il nostro settore è in fibrillazione – comunicano in una nota congiunta i segretari generali dei sindacati – a seguito della comunicazione della commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni della Commissione Europea, contenente il Piano d’azione dell’Ue: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente». «Non possiamo non rimarcare l’approccio oltremodo aggressivo e, a parer nostro, ampiamente ingiustificato sul piano tecnico-scientifico utilizzato dall’esecutivo che considera la pesca con reti a strascico una delle attività più diffuse e dannose per i fondali marini e i relativi habitat».
Le organizzazioni hanno più volte, in sede consultiva ministeriale, regionale e comunitaria, rigettato questa tesi, dimostrando che «la cattura a strascico avviene con reti calate su fondali fangosi e sabbiosi non su quelli coralliferi e rocciosi (comporterebbero la rottura delle reti di pesca e il danneggiamento dei fondali)». Per questo, «in vista dei prossimi appuntamenti in programma in ambito europeo» chiedono di poter incontrare il ministro «per rappresentare ancora una volta il malessere profondo della pesca italiana che soffre anche per le mancate tutele degli operatori, sottoposti a lavoro usurante ed in condizioni di scarsa sicurezza che provocano ogni anno decine di morti sul lavoro».
Al ministro Lollobrigida, le organizzazioni hanno anche preannunciato «l’indizione di una giornata di protesta, nelle prossime settimane in tutte le marinerie, da far culminare in un incontro pubblico al ministero, con una delegazione dei pescatori presso la sede di via XX Settembre a Roma».
Alcuni dati della Guardia costiera: in Puglia operano 1.500 imbarcazioni, con un fatturato che raggiunge il 18% della produzione nazionale. Nel barese il 44% delle barche opera con tecniche a strascico, il 37% con attrezzi da posta, il 17% con palangaro (usano la tecnica della cattura, con amo, di tonni e altre specie medio grandi).