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Bari, ancora un'aggressione in carcere: detenuto prende a pugni agente

 
Redazione online

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Morte detenuto cardiopatico assolto medico carcere di Bari

Il carcere di Bari

L'agente ha rimediato lesioni guaribili in 10 giorni. Il Sappe reclama l'attenzione del ministro Nordio: «Acconsenta all'utilizzo dei "taser" in carcere»

Lunedì 22 Maggio 2023, 20:30

BARI - Ancora un'aggressione nel carcere di Bari: un agente della polizia penitenziaria è stato preso a pugni da un detenuto 40enne, recluso per associazione mafiosa, e appartenente ad un importante clan del territorio. A denunciare l'episodio è il Sappe.

L'agente si trovava nella quarte sezione del carcere di Bari, dove sono ristretti i detenuti ad alta sicurezza. Nel momento in cui ha invitato il detenuto a rientrare nella propria stanza, l'uomo lo ha colpito ripetutamente con pugni al collo e alla spalla. La vittima ha rimediato lesioni guaribili in dieci giorni.

«Tale violenza danneggia anche la maggior parte dei detenuti che sono costretti a sopportare le prepotenze dei violenti senza alcuna difesa - sottolineano dal Sappe -. Abbiamo anche chiesto aiuto a prefetti e magistrati presentando documenti ed esposti, inutilmente. Purtroppo ciò è il risultato di un amministrazione assente che ha delegato il controllo delle carceri ai detenuti lasciando i poliziotti da soli nelle sezioni detentive senza alcun aiuto. Come mai nessuno si preoccupa davanti al fatto che nelle ore serali e notturne non più di 10/11 poliziotti presidiano un carcere con circa 450 detenuti, di cui moltissimi appartenenti a pericolosi clan criminali? Cosa deve accadere in un carcere per far preoccupare i responsabili della sicurezza pubblica?»

«Poiché siamo stanchi di fare da "punching ball" o da "agnelli sacrificali" per i detenuti violenti - aggiungono - chiediamo ai parlamentari pugliesi, per evitare che il sangue dei poliziotti continui a scorrere copioso, di invitare il ministro della giustizia Nordio a consentire l'utilizzo dei "taser" nelle carceri come difesa personale dei poliziotti che sono, come dicevamo prima, soli e senza difesa».

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