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Terlizzi, «galeotto» lo sponsor di un’azienda in odore di mafia

 
Rosanna Volpe

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Rosanna Volpe

Terlizzi, «galeotto» lo sponsor di un’azienda in odore di mafia

Sotto accusa il manifesto della «Corsa all'Anello». Il logo è quello della Nuova Adriatica car, società facente capo al clan locale Dello Russo. Il sindaco: «Non lo sapevo».

Mercoledì 10 Maggio 2023, 13:05

TERLIZZI - Ci sono manifesti «ballerini» a Terlizzi. Compaiono e scompaiono nel giro di qualche ora. «Galeotta» fu la manifestazione storica della «Corsa dell’anello», slittata al prossimo week end, a causa del maltempo. Sul manifesto compariva, tra gli sponsor, «Nuova Adriatica Car srl», tra le società sequestrate nel corso di una operazione antimafia, a marzo scorso, e facente capo allo storico clan locale Dello Russo.

Il logo dello sponsor, stampato in bella vista sul manifesto, non è sfuggito a qualcuno che ha provveduto a segnalarlo al sindaco, Michelangelo De Chirico. Il primo cittadino ha, quindi, dato mandato di ritirare i manifesti che - in poche ore - sono riapparsi «monchi» degli sponsor. «La manifestazione non prevede la sponsorizzazione della società in questione», ha raccontato De Chirico alla Gazzetta del mezzogiorno. E alla domanda come ci fosse finito il logo della «Nuova Adriatica Car» sul manifesto, il sindaco ha precisato: «Non ne sapevo nulla. Non conosco questa società». E ancora: «Chi glielo ha detto che è sponsor dell’evento?». Insomma, per De Chirico si sarebbe trattato di… un errore, una svista. Quindi, stando al suo racconto, la mafia locale è fuori dallo storico evento terlizzese.

«Alle volte si fa più fatica a stare zitti - aveva tuonato Tommaso Memola, portavoce del movimento politico “Fronte ribelli” - che a dir quello che si pensa. È, infatti, notizia di questi giorni che l’evento della Corsa all’anello 2023, avrà tra i suoi sponsor una società che risulta tra i beni sequestrati a Roberto Dello Russo. Fermo restando che eventuali contatti, diretti e indiretti, tra istituzioni pubbliche e malavita organizzata, qualora accertati, sono posti a motivo dello scioglimento dei comuni, come già avvenuto in passato.

E ancora: «Non sappiamo se sia stata l’assessore (uscente, ndr) Ornella Rutigliani o Daniela Zappatore, che qualora in errore, avrebbero dovuto controllare almeno l’operato degli organizzatori, ma fatto sta che su pubblici manifesti di un evento bello e importante, risulta per l’ennesima volta la stessa società, che ad oggi è sotto sequestro. Nessuno all’interno della giunta, dagli assessori, ai consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, si è accorto di questa cosa. Non se n’è accorto nessuno. Nessuno dei 26mila cittadini che vivono la città di Terlizzi, si è accorto che la società che sponsorizza l’evento è sotto sequestro. Ed è grave, se non indecente, che in un movimento politico che nella sua compagine ha persone che organizzano il festival della legalità, non ci sia nessuno, ma proprio nessuno, che evidenzia una simile e grave discrasia».

Insomma, una svista quella del primo cittadino, della sua giunta e di tutta l’opposizione che non ha proferito parola in merito. Fa spalluccia, invece, l’ex sindaco di Terlizzi Ninni Gemmato che precisa: «La mia giunta si è impegnata nel 2019 ad approvare un protocollo di legalità con lo scopo di prevenire il rischio sia, che delle pubbliche risorse possa trarre vantaggio, anche marginalmente, il mondo della criminalità, sia che l’immagine dell’Ente possa, in qualche modo, venire offuscata. Noi ci abbiamo provato. Certo, dispiace non percepire la stessa attenzione».

«Voglio ricordare anche - prosegue - che il Comune di Terlizzi nel 2019 si è costituito parte civile nel processo “Pandora” contro diverse organizzazioni criminali, opponendosi al tentativo di infiltrare e acquisire il controllo del mercato dei fiori. Altrettanto è avvenuto nel 2021, quando il Comune si è costituito parte civile nel processo relativo all’operazione “Anno Zero” contro il traffico di droga in aree del nord barese. Occorre, come ho già detto altre volte, prendere una posizione netta contro certi fenomeni».

«Denunciare, annunciare e rinunciare». Era questa la ricetta contro la mafia secondo Don Tonino Bello. La sensazione è che qui a Terlizzi, qualche passaggio tra questi, sia stato dimenticato.

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