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Bari, sforato budget per la colmata Marisabella , servono altri 16 milioni

Bari, sforato budget per la colmata Marisabella , servono altri 16 milioni

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

Bari, sforato budget per la colmata Marisabella , servono altri 16 milioni

Costi lievitati per il dragaggio e l'aumento delle materie prime

Mercoledì 10 Maggio 2023, 12:42

BARI - Il dragaggio è costato più del previsto. E le materie prime, con un iter temporale che si è diluito nel tempo, sono aumentate, incidendo sul quadro economico. Risultato: la «coperta» finanziaria è diventata più corta. Mancano 16 milioni di euro per completare la banchina dell’ansa di Marisabella. Le contromisure per disinnescare il rischio slittamento della consegna dei lavori della importante opera strategica non solo per Bari, sono già partite. L’Autorità portuale da un lato garantirà una parte di quelle risorse finanziarie, dall’altra si è già attivata al livello politico e istituzionale per far sì che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato da Matteo Salvini rifinanzi ciò che sostanzialmente manca ancora all’appello: pavimentazione, illuminazione (torri faro) e il sistema di recupero delle acque piovane.

Tutto ha inizio con le vecchie frizioni tra la stazione appaltante (Provveditorato per le Opere pubbliche) e l’appaltatore (l’impresa Fincosit) superate con una sorta di «arbitrato» della Commissione consultiva tecnica sulle modalità operative con le quali realizzare la parte più importante: lo scavo. Addio sistema delle micro cariche di esplosivo, tecnica che avrebbe comportato un allungamento dei tempi, benvenuta «frantumazione» del fondale grazie al lavoro già svolto e completato da una mega draga che contende a una gemella il primato di più grande al mondo.

Un gioiello della tecnologia che ha scavato i fondali demolendo la roccia sino a raggiungere una profondità di 12 metri che consentirà l’approdo di navi più grandi. I detriti, buona pratica di economia circolare, anziché finire in discarica, grazie a pompe di aspirazione gigantesche sono serviti per realizzare la colmata dove sarà costruita la nuova banchina (la superficie è di 30 ettari). Ma dal profondo del mare spunta un problema: scavo, colmata, realizzazione dei cassoni (attività principali ma non le uniche), hanno assorbito gran parte del budget previsto per realizzare tutta l’opera. Anche perché, il dilatarsi del tempo di un iter complicato ha inciso sui costi delle materie prime. Morale: dai circa circa 60 milioni di euro «chiavi in mano», ad oggi si è passati a 76 circa. Pur di non perdere altro tempo prezioso, ecco la decisione di stralciare le attività secondarie sì, ma necessarie per completare l’opera. La necessità è individuare altri capitoli di spesa per scongiurare il ritardo della consegna di una infrastruttura strategica.

«Non possiamo assolutamente permetterci che l’opera resti incompiuta ed è per questo che abbiamo posto la questione al ministero ricevendo rassicurazioni», spiega Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità portuale di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale. «Abbiamo ricevuto numerose richieste da importanti gruppi internazionali interessati alle opportunità che si apriranno una volta che la banchina sarà realizzata. Ed è per questo che abbiamo già dato la nostra disponibilità al Provveditorato a coprire con nostre risorse una parte dei capitali necessari a completare l’opera». Al resto dovrebbe pensarci lo Stato.

Nel frattempo, i lavori vanno avanti. La ditta appaltatrice sta realizzando il profilato della banchina e i cassoni sulla base formata con i detriti dei fondali dragati nei mesi scorsi. È già tutto perimetrato. «Un milione e mezzo circa necessario per l’illuminazione è già stato individuato», spiega Tito Vespasiani, segretario generale dell’Autorità portuale. «L’idea è, anche grazie al nostro importante contributo economico, rifinanziare ciò che manca per completare un’opera fondamentale per lo sviluppo di un intero territorio. Non va perso ulteriore tempo dopo i decenni buttati al vento, bisogna rispettare la consegna prevista, ovvero per il 2025».

Si tratta di un ampliamento già previsto dal piano regolatore del porto da oltre 40 anni. E siccome si guarda già al futuro, in cantiere c’è già la riqualificazione del molo Pizzoli. Prima, però, bisogna trovare i fondi necessari a completare la colmata. Il tassello mancante per fare del porto un hub del Mediterraneo con ricadute importanti in termini di sviluppo economico e occupazione.

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