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Falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza: chiuse le indagini sulla Pop Bari. Ancora indagati Marco e Gianluca Jacobini

 
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Banca Popolare di Bari, Tribunale sospende multe Consob

Il provvedimento notificato ai vertici dell'istituto di credito commissariato nel 2019 dalla Banca d'Italia

Mercoledì 08 Marzo 2023, 12:10

09 Marzo 2023, 15:44

BARI - Con le accuse di falso in bilancio per gli anni 2016, 2017 e 2018, ostacolo alla vigilanza della Consob e di Bankitalia, estorsione e lesioni personali ai danni di un manager e aggiotaggio bancario ai danni degli azionisti della banca, la Procura di Bari ha emesso gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti degli ex vertici della Banca popolare di Bari (BpB), commissariata dalla Banca d’Italia nel dicembre 2019.

L’atto di chiusura delle indagini, che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio, è stato  notificato a Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio, rispettivamente ex presidente ed ex vice direttore generale della Bpb, a Vincenzo De Bustis Figarola, ex dg ed ex amministratore delegato della banca, Giorgio Papa, ex Ad, Roberto Pirola, ex presidente del collegio sindacale, e agli ex dirigenti Elia Circelli, Giuseppe Marella, Gregorio Monachino, Nicola Loperfido e Benedetto Maggi.

L’ammontare delle false comunicazioni sociali è stimato in diverse centinaia di milioni di euro. Le accuse sono contenute in 23 capi d’imputazione nei quali gli indagati, a vario titolo, sono accusati, sia attraverso i falsi in bilancio sia nelle comunicazioni alla clientela, di aver minato la stabilità patrimoniale e la capacità di essere solvibile della banca, di aver alterato la percezione della solidità bancaria, quindi la fiducia dei risparmiatori che avevano affidato alla Bpb i risparmi in gestione fiduciaria. I reati contestati fanno riferimento al periodo compreso tra il 2013 e il 2019. 

Sono 23 i capi d’imputazione contestati agli ex vertici della Banca popolare di Bari (Bpb) ai quali oggi la Procura barese ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Ai 10 indagati vengono contestati, a vario titolo, 15 episodi di falso in bilancio, uno di aggiotaggio, uno di estorsione, maltrattamenti e lesioni, e i restanti sei per ostacolo alla vigilanza della Consob e di Bankitalia.

Le contestazioni di falso in bilancio fanno riferimento, tra l'altro, all’omessa svalutazione degli avviamenti per le società Tercas-Cassa di risparmio della Provincia di Teramo e Banca Caripe spa per 32,4 milioni nel 2016 e per 82,5 milioni nel 2017 "al fine di occultare le perdite"; l’omesso accantonamento in bilancio di 42 milioni, somma da versare ai creditori, al fine di attestare nel bilancio 2016 un utile ritenuto inesistente; nel bilancio del 2017 sarebbe stata indicata un’apparente liquidità di 500 milioni derivante da un’operazione di cartolarizzazione e dall’entrata nel fondo della finanziaria 'Chariot funding llc', dalla quale Bpb uscì subito dopo l'approvazione del bilancio, il 5 gennaio 2018, «così da far apparire in bilancio una liquidità inesistente». Nei bilanci del 2016, 2017 e 2018 gli indagati sono accusati di non aver contabilizzato alla voce 'Rettifiche per rischio di creditò rispettivamente le somme di 490 milioni, 506 milioni e di 542 milioni.

Altre contestazioni di falso in bilancio riguardano la registrazione nei consuntivi di imposte anticipate di perdite fiscali «al fine di occultare le perdite», la registrazione nel consuntivo della partecipazione al Fondo Atlante per 24 milioni, in realtà il valore reale era di gran lunga svalutato, ma - secondo l’accusa - fu utilizzato dalla banca per far apparire in bilancio un utile che in realtà era inesistente.

PM: GLI UTILI ERANO FINTI

Per quanto riguarda l’ostacolo alla vigilanza della Consob alcuni degli indagati sono accusati di aver omesso di riportare informazioni complete sulla determinazione del prezzo delle azioni della banca, e aver omesso di comunicare una transazione contrattuale con il Gruppo assicurativo Aviva. L’ostacolo alla vigilanza di Bankitalia riguarda le controdeduzioni degli allora vertici della Bpb ai verbali ispettivi del 2013 e del 2017 dell’istituto di via Nazionale su una serie di comportamenti ritenuti illeciti relativi alla situazione gestionale ed aziendale della Banca.

I due Jacobini e De Bustis Figarola sono anche accusati di estorsione, maltrattamenti e lesioni personali ai danni dell’allora Chief risk officer della banca al quale - secondo i pm - avrebbero impedito di svolgere le funzioni, minacciandolo di licenziamento e ponendo in essere condotte vessatorie con le quali lo esautoravano da qualsiasi potere e lo escludevano dalle riunioni provocandogli problemi di salute.
L’aggiotaggio bancario fa riferimento alle false informazioni diffuse tra il 2016 e il 2019 al fine di occultare le operazioni con le quali la gran parte degli indagati avrebbe minato la stabilità patrimoniale e la capacità della banca di essere solvibile, alterando in questo modo la fiducia dei risparmiatori che affidavano alla Bpb i loro risparmi.

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