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Liste d'attesa infinite a Bari: per visite ed esami aspetta e spera

 
G. Flavio Campanella

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G. Flavio Campanella

Liste d'attesa infinite a Bari: per visite ed esami aspetta e spera

Fino a cinque mesi per gli accertamenti urgenti ma è possibile il rimborso se il sistema nazionale è inadempiente. Disposte prestazioni aggiuntive ma ci vorrà tempo

Mercoledì 08 Marzo 2023, 12:57

BARI - Le attese sono così lunghe da risultare impossibile un cambio di scenario repentino, sebbene le aziende sanitarie locali dovranno impegnarsi, dopo il diktat della Regione, a trovare rimedi (per ora insufficienti) pressoché immediati per garantire ai pazienti l’erogazione delle prestazioni nei tempi previsti.

L’Asl Bari già mesi fa alla Gazzetta aveva annunciato un piano per recuperare e accelerare le visite urgenti di alcune specialità, tra cui quelle cardiologiche e neurologiche, e gli esami strumentali, tra cui tac e risonanze magnetiche. Purtroppo non basta: in attesa che il recupero inizi (e ci vorranno mesi) dagli utenti e dalle associazioni arrivano testimonianze eloquenti.

CRUSCOTTO - Inoltre, ed è forse questa la novità, il cruscotto dei tempi d’attesa, normalmente consultabile sul portale di Puglia Salute, non consente di monitorare il quadro generale attuale nel territorio di Bari, come dovrebbe essere trattandosi di un servizio online in tempo reale.

Insomma, per rendersi conto di quanto tempo sia necessario per un primo consulto oculistico, ortopedico, dermatologico o per una mammografia bilaterale, un test cardiovascolare da sforzo o un semplice elettrocardiogramma bisogna avere doti da veggenti perché attualmente è possibile rendersi conto della situazione delle liste d’attesa nel Barese aggiornata al dicembre del 2022, più di due mesi fa.

L’unico dato certo è che chi ha prenotato una prima visita urgente alla fine dello scorso anno sta ancora aspettando, perché ha ottenuto una cardiologica, una endocrinologica, una neurologica o una urologica in media dopo due mesi, una ginecologica dopo due mesi e mezzo e una gastroenterologica dopo quasi tre, col paradosso di poter prenotare una esofagogastroduodenoscopia dopo 159 giorni (ma senza l’esito strumentale lo specialista non può prescrivere la terapia adatta).

QUADRO - Attualmente, l'unica possibilità è aspettare e sperare. Ci si deve fidare delle dichiarazioni dei dirigenti della sanità (e delle ultime disposizioni: deciso lo stanziamento delle risorse, sta ora ai direttori generali rimettere i servizi in carreggiata, pena la decadenza di chi sarà inadempiente), ma intanto è nei fatti che per molte prestazioni l’unico rimedio immediato è recarsi dai privati, anche quando non c’è urgenza, anche quando visite ed esami sono differibili o programmabili.

Per fare alcuni esempi, ma sempre col beneficio del dubbio (perché appunto si riferiscono a dicembre), le prestazioni entro 10 giorni (classe B, breve) sono erogabili fra i 40 e i 90 giorni, fatta eccezione per la prima visita oncologica o per la tac dell’addome. Va un po’ meglio - ma solo se si ha necessità di alcune prestazioni specifiche, come ad esempio la visita fisiatrica o l’ecografia ostetrica - per le visite differibili (classe D), da garantire entro due mesi per le visite ed entro tre mesi per gli accertamenti diagnostici.

Pure per la classe P (programmabile, entro 120 giorni) spesso non si raggiunge il 100% di assistenza entro il tempo massimo: per una prima visita ginecologica possono volerci 134 giorni, per una mammografia bilaterale 164, per una colonscopia totale 240, per una rm della colonna in toto 320 giorni (al Policlinico di più, come evidenziato in un altro articolo). Diventa dunque inevitabile scappare dal pubblico e rivolgersi ai privati che, a pagamento, in due o tre giorni ti garantiscono terapie e referti.

INIZIATIVA - Sarebbe interessante sapere qual è la situazione adesso, a inizio marzo. Forse è solo una curiosità per giornalisti guardare i dettagli, anche perché è dubitabile ci sia una differenza sostanziale. Ciascun paziente, contattando il Cup (o mediante i canali alternativi: portale e app), può sulla propria pelle rendersi conto dei disagi, con la conseguenza di dover trovare una soluzione parecchio dispendiosa prima che sia troppo tardi per la propria salute.

Non a caso il Codacons ha deciso, insieme con Articolo 32 (una associazione specializzata nella tutela del diritto alla salute), di lanciare una nuova battaglia legale a favore degli utenti (modulo disponibili all’indirizzo: https://codacons.it/liste-dattesa-infinite-ora-basta) per ottenere dalla Asl il rimborso dei costi sostenuti per le prestazioni sanitarie eseguite presso professionisti e strutture private a causa dell’oggettiva impossibilità di effettuarle presso il servizio sanitario, rimborso che per il Codacons rappresenta un diritto a fronte dell’evidente inadempimento da parte della amministrazione pubblica.

«L’azione nei confronti dell'Asl Bari e delle altre aziende sanitarie locali a tutela dei nostri concittadini - spiega Dario Durso, referente del Codacons di Bari - non è però soltanto una mera richiesta pecuniaria, volta all’ottenimento del rimborso di somme pagate, a nostro avviso indebitamente, a strutture mediche private, per fruire di prestazioni primarie, di competenza pubblica. È anche, e precipuamente, una richiesta di risarcimento dei danni sofferti dai pazienti, in specie quelli affetti da gravi patologie, per le attese smisurate, in ragione della reiterata violazione di un diritto fondante del nostro ordinamento, quale è quello alla salute».

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