BARI - Cinquemila posti di lavoro nell'arco dei prossimi due anni. Diverse centinaia di posizioni lavorative già avviate. Il bilancio in termini economici degli sforzi fatti in questi mesi dal vicesindaco Eugenio Di Sciascio e assessore alla trasformazione digitale e servizi civici, per facilitare l'arrivo sul territorio di nuove imprese, è piuttosto positivo. Il lavoro svolto inizia a dare i suoi frutti, con prospettive di crescita ulteriori.
«In questi ultimi due anni sono state accolte una quindicina di aziende, in gran parte legate allo sviluppo dell'IT ma non solo – conferma Di Sciascio -. Grossi player nazionali ed internazionali e medie imprese a riprova dell'attrattività di Bari anche grazie alla presenza di ottime università, centri di ricerca, servizi e formazione. E altre imprese sono in arrivo. Tra qualche giorno ci sarà l'inaugurazione della nuova sede di Atos, che ha già comunque avviato le sue attività grazie ad un centinaio di nuove assunzioni. Il 17 invece ci sarà la presentazione del progetto Oviesse, impresa differente rispetto alle attività It, che avvierà un grosso insediamento produttivo nella zona Asi e un centro di competenza».
Perché tanto interesse per il nostro territorio?
«Sicuramente per la presenza di centri formativi di eccellenza. Università, Its, ma anche per una bella rete di collaborazioni e servizi che abbiamo saputo stendere. E poi forse anche perché un insediamento tira l'altro. Penso ad Ernest & Young che ha aperto la nuova sede a Bari in piena pandemia. Molte aziende erano già presenti e in questi mesi sono riuscite ad assestarsi meglio, facendo da volano anche ad altre. Fincons con la nuova sede in aeroporto dove lavorano 900 persone, Lutech, CapGemini, fino all'inaugurazione solo il mese scorso del centro ricerche Pirelli. Siamo riusciti ad intercettare una corrente importante e di dimensione globale come quella della trasformazione digitale e dimostrare che siamo un territorio che sa offrire certezze».
Inizialmente c'era un po' di perplessità da parte sindacale per tutte queste nuove imprese specie dell'It. Ci si chiedeva con quali forme contrattuali si sarebbe assunto, poi ci sono stati i necessari chiarimenti?
«Certo. Ci sono stati tavoli di confronto. Una impresa che ex novo arriva ha bisogno di tempo per presentarsi e confrontarsi con le realtà locali. Io ripeto spesso che ci vuole tempo per avviare un ecosistema economico complesso come il nostro, con tanti protagonisti, ma grazie ad una buona interlocuzione si è chiarito tutto, comprese le formule contrattuali che non sono “mordi e fuggi” ma nel pieno rispetto di norme e regole collettive. Oggi Bari permette ad un giovane di talento di non dover più fare la valigia ed andar via in cerca di lavoro».
C'è comunque un paradosso tra tanti che cercano lavoro e tante posizioni ricercate per le quali non si ha spesso risposta?
«Il paradosso c'è e si esprime nella mancanza di competenze adeguate. Per questo servono centri di formazione come le Università e gli Its, anche se molti dei problemi riguardano gap nazionali che come semplice Comune non siamo in grado di colmare da soli. Mi spiego: secondo l'Indice di Digitalizzazione dell'Economia e della Società, l'Italia agli ultimi posti in Europa. Diciottesima su 27. Il risalita, sì, ma questo significa anche che deve compiere sforzi doppi. Quello che manca è il necessario investimento sul capitale umano e con un impegno che non può solo venire dal Comune. Poi c'è tutto il problema del reskilling...».
Infatti, stiamo assistendo a lavoratori adulti espulsi dal sistema produttivo, o che rischiano di esserlo, e che difficilmente potrebbero riuscire a reimpiegarsi da soli.
«Esatto. Ci sono fondi europei e regionali per questi processi di politiche attive, che servono proprio per colmare queste necessità. Il Comune è pronto a fare la sua parte, ma in realtà sono altri i protagonisti e decisori».
Quale è lo strumento operativo che in questo anno ormai avviato punterà ad attrarre a Bari altre realtà industriali?
«Sicuramente lo sportello Invest Bari – One stop shop che abbiamo inaugurato da un paio di mesi a Porta Futuro. In poche settimane abbiamo già registrato 20 richieste di informazione. Sicuramente non tutte si trasformeranno in nuovi insediamenti, ma è un buon inizio. Si parte dalla promozione, si costruisce una credibilità, si sostengono attivamente i nuovi progetti e investimenti. Sicuramente la nostra attenzione ai processi di digitalizzazione sta pesando nelle scelte di imprese che decidono anche solo di rendersi conto delle potenzialità che offriamo».
E poi ci sono le vertenze aperte...
«Alle quali cerchiamo di dare tutta l'attenzione possibile. Come nell'ultimo caso che ha conquistato la ribalta mediatica, Baritech, per la quale attendiamo di capire gli ultimissimi sviluppi».
In tutto questo fermento c'è un tallone d'Achille: gli spazi. Come la mettiamo con una zona industriale dove non ci sono lotti per far insediare nuove imprese? E soprattutto: è vero? A farsi un giro molti terreni sembrano abbandonati.
«Che la zona industriale sia satura è vero, tanto che si sta valutando un allargamento della zona Asi con investimenti specifici. Dopodiché abbiamo avviato e siamo quasi in dirittura di arrivo per una sorta di censimento, per capire e fotografare lo stato attuale. Abbiamo distribuito questionari e fatto ricerche specifiche, tanto che al momento abbiamo un buon data base che fotografa la situazione al momento. Certo ci sono situazioni complesse e processi di valutazione che richiedono tempi. Prendiamo il grande insediamento dell'ex Calabrese, ad esempio, una vicenda che ha radici lontane. È uno degli accessi alla zona industriale ed è un insediamento abbandonato. Sicuramente non è un bel biglietto da visita. Stiamo lavorando per farlo rivivere sotto un'altra forma».
Propositi per il 2023 ed oltre?
«Ci rendiamo conto che non tutto è perfetto, ma ci stiamo impegnando. Alcuni frutti si stanno già vedendo, altri arriveranno. Ora però il massimo dei nostri sforzi deve concentrarsi su come governare la transizione all'elettrico. Ci sono troppi posti di lavoro in ballo e una intera economia che deve essere modificata. Una sfida che non si può perdere».