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Natale a Bari, c’erano una volta gli spaghetti all’anguilla: «Vendiamo meno pesce»

Natale a Bari, c’erano una volta gli spaghetti all’anguilla: «Vendiamo meno pesce»

 
Rita Schena

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Rita Schena

Natale a Bari, c’erano una volta gli spaghetti all’anguilla: «Vendiamo meno pesce»

«Ormai le famiglie anche per il 24 dicembre preferiscono andare a mangiare fuori e non si riuniscono più in casa. Un tempo i locali neanche erano aperti in questi giorni»

Mercoledì 07 Dicembre 2022, 13:58

BARI - «Nel 2000 in previsione della vigilia dell'Immacolata ho preso 80 anguille e le ho vendute tutte. Quest'anno ne ho solo 15 e come vede in parte sono ancora qui sul bancone». Il signor Natale Caricola da 32 anni gestisce la Pescheria Adriatica (in via Fanelli, per non confonderla con l'omonima di corso Benedetto Croce) e di feste e tradizioni culinarie legate alle festività ne ha viste non poche. «Speravamo che, dopo due anni in cui le famiglie non hanno organizzato momenti conviviali insieme, quest'anno potesse essere quello buono per riprendere le vendite, ma così non è. I rincari, ma anche il diverso modo di intendere la famiglia, ormai il cambiamento è in corso e chi come noi vende pesce e prodotti legati alla tradizione, ne paga le conseguenze».

«Ormai le famiglie anche per il 24 dicembre preferiscono andare a mangiare fuori e non si riuniscono più in casa - sottolinea un collaboratore di Caricola -. Un tempo i locali neanche erano aperti in questi giorni».

La tradizione della vigilia dell'Immacolata vorrebbe che si mangiassero spaghetti con l'anguilla, frutti di mare, baccalà fritto e panzerotti. Al netto di prezzi alti, al contrario di stipendi sempre uguali, una cena “tradizionale” per una donna che lavora diventa impossibile da preparare. «Io lo vedo con le mie figlie e nuore - interviene una signora presente in pescheria -, finiscono di correre e scappare mai prima delle 18, come potrebbero fare a cucinare piatti elaborati?». Ecco allora che la tradizione si declina in prodotti pronti da mangiare, ma sempre con una certa parsimonia. Le abbuffate di pesce sono lontane anni luce. «Per l'8 mattina abbiamo tre prenotazioni - dicono dalla Pescheria Adriatica -, verranno a prendere i molluschi già puliti e del baccalà già messo in acqua, pronto da cuocere. Poca cosa, ci sono stati anni che in questo periodo eravamo sommersi da ordini e acquisti».

I prezzi sono sicuramente rincarati e questo porta ad un forte freno: l'anguilla (che ormai ben pochi cucinano) a 25 euro, il baccalà già ammollato a 18 euro. Se si va sulle noci o le classiche violette i prezzi salgono sensibilmente: a 25 euro le prime e a 45 i gamberi. E poi a 30 al chilo gli scampi, 4 euro per la confezione di cozze già aperte a metà. «Per favore mi da questo pezzo di pesce persico? - chiede una signora entrando nella Pescheria da Gagang in via Jacini – Tagliato in quattro. Va bene se lo cucino con un po' di aglio, pomodorini e capperi?». «Sì, signora - risponde l'uomo al bancone -, almeno da dargli un po' di sapore, non è esattamente un gran pesce». La signora si stringe nelle spalle: «Si prepara in poco tempo...».

Nel locale l'affluenza è bassa. Non certo quello che ci si aspetterebbe in un giorno di pre Vigilia. «L'8 mattina qui non si capirà nulla - racconta un signore che aspetta mentre una addetta alle vendite è al telefono -. Molto si lavora sulle prenotazioni. L'8 mattina saranno tutti qui per ritirare la merce. Anche io sto aspettando che mi dicano se posso contare su una barca di frutti di mare su ghiaccio. A casa saremo in 8. Purtroppo mi sono risolto troppo tardi e stanno vedendo se c'è la disponibilità».

Cambiano i sistemi di spesa e non solo nei prodotti. Giù l'anguilla che necessita di una preparazione più lunga (oltre che il fatto che vederla e comprarla viva fa impressione a molti), sì frutti di mare già aperti, con un occhio sempre al prezzo. «I più ricchi comprano gli scampi per il sugo della vigilia - spiega il signor Giuseppe della Pescheria Adriatica di Corso Benedetto Croce -. Facili da preparare, ma la verità è che le vendite sono poche, veramente poche. I rincari ci sono e noi come venditori al dettaglio li subiamo. Acquistiamo a prezzi già alti, applichiamo giusto il minimo, ma guardi il bancone, è pieno di prodotto. Ormai ci chiamano e chiedono di preparare tutto il possibile in modo che in casa si debba fare meno fatica possibile. Quale è il prodotto più richiesto? I carpacci, forse anche sull'onda dei tanti ristoranti giapponesi, questi sono i sapori che ora piacciono. Ci siamo dovuti adeguare anche noi, vede? Vendiamo un po' di sushi».

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