BARI - Con san Nicola e la festa della Vigilia dell’Immacolata si entra nel vivo delle spese natalizie. Negozi di alimentari, mercati, piccolo commercio, per strada già dalla mattina tanta gente si affretta con pacchi e buste piene.
«La tradizione sarà rispettata anche quest’anno – spiega una coppia di signore che spinge due carrelli carichi -. Già a San Nicola ci si incomincia a riunire in famiglia e poi la sera dopo per la Vigilia: baccalà, panzerotti, rape, come facevano i miei genitori. I nipotini ci tengono».
E tra tanti che riempiono i carrelli, quelli che pagano con moneta elettronica sono forse di più rispetto a quanti saldano con i contanti.
«Quando si fa una spesa grossa, o si compra un oggetto costoso è comprensibile che le persone usino il bancomat. Ma pagare un caffè con la carta di credito è un po’ una esagerazione – spiega il signor Gianni del bar Coffee In -. Noi siamo un piccolo esercizio, con consumazioni che possono arrivare a quanto, cinque, dieci euro a persona? Ci sono tanti che consumano il caffè e poi con fare di sfida ti dicono: “pago con bancomat”. E guai se capita che non c’è linea, o qualche altro problema. In quel caso è sempre colpa nostra che vogliamo fare i furbi. Tanti hanno il pregiudizio. Anche se io emetto regolare scontrino».
Il signor Gianni, ha un sorriso largo, di quei baristi che ti sanno leggere dentro. «Qui al bar arrivano studenti del vicino Campus e adulti che magari portano i nipotini al parco. I giovani pagano sempre con la moneta elettronica. Ho scaricato l’applicazione sul telefono per poter accettare anche le transazioni attraverso cellulare. Diverso con gli anziani o in genere i più adulti: preferiscono i contanti. C’è chi ancora parla in lire perché non si è abituato all’euro, figuriamo adeguarsi al bancomat. Ho dovuto dotarmi di pos per adeguarmi alla legge, ma non è uno strumento che amo. I collegamenti non sono sempre certi e poi le commissioni le trovo alte. Devi andare a contrattare con la banca per poter spuntare la percentuale più bassa. D’altro canto capisco i giovani che preferiscono non portare con se contanti, in tanti prendono i pullman, viaggiano e senza contante si sentono più sicuri. Anche se poi succede che senza soldi e con difficoltà elettroniche, alcuni non riescono a pagare. C’è chi mi ha lasciato il documento per poi portarmi il denaro. E se il problema è in buona fede lo si vede in faccia. Per chi è più adulto, invece è il contrario: si sentono più sicuri con il contante in tasca rispetto alla carta di credito».
Bar, panifici, piccoli esercizi con pagamenti in genere di pochi euro si trovano a fare i conti con i clienti più giovani che pagano tutto in modalità elettronica. E volenti o nolenti pur di non perdere una fetta di clientela si sono dovuti adeguare e dotare di pos, previsto per legge.
«Anche un pezzo di focaccia da due euro lo pagano con la postepay o la carta di credito – confermano dal panificio dello studente -. Ci siamo dovuti adeguare ed attivare anche il collegamento per accettare i pagamenti con il cellulare. Per un anno non avremo commissioni, ma poi non sappiamo. Vedremo anche in base a quello che decide il Governo sul limite di spesa, anche se abbassare il tetto a 60 o 40 euro per noi non farebbe differenza: in un panificio difficilmente si spendono 60 euro e comunque il pos lo dobbiamo tenere attivo».
Nella panetteria c’è una ragazza, forse appena uscita dal campus universitario di fronte e una signora con un paio di buste. La ragazza chiede una fetta di focaccia, due euro di spesa che paga con una postepay; la signora compra tre panini e mette fuori gli spiccioli. «Visto? – conferma la panettiera -. È una questione generazionale. I ragazzi non portano più soldi in tasca».