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Omicidio Petrone, l’ipotesi del secondo uomo col coltello

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Omicidio Petrone, l’ipotesi del secondo uomo col coltello

L’inchiesta bis: non sarebbe stato Piccolo a ferire Franco Intranò

Sabato 26 Novembre 2022, 13:43

BARI - Nella «squadraccia» fascista che la sera del 28 novembre 1977 uccise il 18enne comunista Benedetto Petrone, c’era con molta probabilità una seconda persona armata di coltello oltre quel Pino Piccolo (morto suicida in carcere nel 1984 e unico processato come autore dell’omicidio) che guidò la spedizione punitiva in piazza Prefettura.

L’inchiesta bis aperta dalla Procura di Bari a più di quarant’anni dai fatti, ipotizza che a ferire Franco Intranò, l’amico di Petrone che era con lui con quella sera, potrebbe essere stata una seconda persona. Una seconda lama.

Il coltello che aveva colpito a morte Benny, fu trovato nella sede del Movimento Sociale Italiano, dietro alcune aste di bandiera, nascosto da un altro giovane neofascista. Le indagini tecniche accertarono che aveva tracce di sangue riconducibili solo ad una persona, Petrone. «Un fatto - evidenziano oggi gli inquirenti baresi - che non venne assolutamente preso in considerazione all’epoca della vicenda processuale». Dalle stesse dichiarazioni di Intranò, superstite dell’aggressione, emerge «come egli venne attinto dalla coltellata all’ascella in un momento immediatamente successivo al ferimento di Petrone, mentre cercava di difendere il compagno ferito che si stava piegando in avanti, circondato da due tre persone». Dichiarò anche che quando gli fu restituita la sua giacca (mai refertata), «vi erano decine di coltellate, delle fessurazioni nette, tipiche dell'entrata di un oggetto tagliente o a punta, quali potevano essere o cacciaviti o coltelli o stiletti». Non è mai stato in grado, però, di riferire se fu Piccolo a colpirlo, «perché gli aggressori avevano il viso coperto». Tuttavia l’analisi scientifica condotta dai periti nel vecchio procedimento sulle tracce di sangue rinvenute sul coltello sequestrato nella sede del MSI «evidenziava la sola presenza di sangue dello stesso gruppo appartenuto al Petrone (gruppo A), ma non anche di quello di Intranò (gruppo 0)». Secondo la Procura «se ne ricava, con scientifica evidenza, che la sera del 28 novembre 1977 Piccolo non era il solo a brandire e usare un coltello mentre raggiungeva i giovani antagonisti su piazza Prefettura, ma insieme a lui un altro individuo, rimasto purtroppo non identificato, ebbe a sferrare colpi di lama, sia pure attingendo il solo Intranò».

Un accertamento, quello sulla identità del secondo esecutore materiale dell’aggressione squadrista, che però non sarà mai portato a termine. Il procuratore Roberto Rossi, che ha riaperto il fascicolo con la collega Grazia Errede sulla base di uno studio fatto dall’avvocato Michele Laforgia in occasione del quarantennale dell’omicidio Petrone, ritiene che quella vicenda sia ormai «prescritta». È troppo tardi, cioè, per individuare le responsabilità di chi quella sera fece parte del commando. Dall’analisi degli atti emerge che erano almeno in dieci e tutti - secondo i pm baresi - avrebbero dovuto essere processati per il delitto. Ma quarantacinque anni fa.

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