MONOPOLI - Cosa ci faceva, alle due del mattino di un giorno di ottobre 2016, una macchina sul ciglio della banchina del porto di Monopoli? E come avrà fatto a finire in mare? La dinamica dei fatti è tutto sommato secondaria e ciascuno potrà farsi la propria idea, considerando che a bordo dell’auto c’erano due ventenni, un ragazzo e una ragazza. Ma la vicenda è finita nelle aule del Tribunale di Bari, dove l’ex presidente dell’Autorità portuale, Palmiro Mariani, è stato processato con l’accusa di lesioni gravi: il ragazzo, che si è salvato rompendo il finestrino e facendo uscire anche l’amica, ha infatti presentato querela sostenendo che l’episodio gli avesse provocato un grave stato d’ansia.
Negli scorsi giorni è diventata irrevocabile la sentenza con cui il giudice onorario di pace, Alberto Mastropasqua, ha assolto Mariani «perché il fatto non sussiste». E non rileva che, alla fine, il ragazzo (costituito parte civile) abbia deciso di rimettere la querela: essendo la prognosi superiore a 40 giorni, il reato è perseguibile d’ufficio. Nella sua denuncia, la presunta vittima aveva accusato l’Autorità portuale di non aver vigilato: la Giulietta sarebbe finita in mare per via del mancato funzionamento dei pilomat installati a protezione della banchina. Il processo però ha dimostrato una cosa diversa: ovvero che nel porto di Monopoli, e in particolare nell’area in cui si è verificato l’incidente (via Cala Fontanelle in direzione di molo Punta del Tonno), il transito delle auto è consentito «solo ai mezzi autorizzati per le operazioni di carico e scarico dei motopesca ormeggiati».
Non è un caso che, dopo il recupero della Giulietta, l’automobilista sia stato anche multato dalla Guardia Costiera per violazione dell’ordinanza che regola gli accessi in porto: i divieti sono del resto ben riportati sia sulla cartellonistica sia dalla striscia gialla che circoscrive l’area di banchina. «In considerazione di ciò», ha scritto il giudice, il ragazzo «privo di qualsiasi autorizzazione avrebbe dovuto evitare di transitare alla guida dell’autovettura nell’area in parola. A nulla rileva che i pilomat non fossero omologati o persino non funzionanti, perché la loro presenza sulla banchina è posta a tutela esclusivamente degli operatori commerciali in occasione delle fasi di carico e scarico del prodotto dai motopesca, e non certamente degli automobilisti non autorizzati che sono invece tenuti a osservare la segnaletica stradale di divieto all’ingresso della banchina». O, quantomeno, a tirare il freno a mano.