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Criminalità a Bari, parla il Questore: «Adesso maggiori controlli, ma nessuna emergenza»

 
Luca Natile

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Luca Natile

Criminalità a Bari, parla il Questore: «Adesso maggiori controlli, ma nessuna emergenza»

Il questore Bisogno: «Preoccupazione per i reati da codice rosso»

Giovedì 07 Luglio 2022, 14:37

Le indagini sull’aggressione omofoba di parco Rossani che hanno già fatto progressi importanti, con la lente di ingrandimento degli investigatori puntata su quattro, forse cinque ragazzi. Presidi fissi nei luoghi più turbolenti della mala movida. Trenta nuovi agenti giunti per rimpolpare gli organici che stanno già lavorando per il controllo della città e della provincia (20 assegnati a Bari, 10 divisi tra i commissariati di Monopoli, Corato e Bitonto).

Ed anche. Gli assalti, ripetuti, dei «ladri spaccavetrine», gradino più basso dell’evoluzione della criminalità predatoria barese, occupato da emarginati e nullatenenti pronti a tutto per pochi euro, che la legge persegue ma non può punire oltre la gravità di reati di cui si rendono responsabili. Una recrudescenza di abusi e piccole violenze, frutto avvelenato dell’isolamento da lock down che trovano sfogo in un’estate «libera tutti» vissuta dentro i confini di una città «non più insicura di altri capoluoghi e grandi aree metropolitane italiane e straniere delle stesse dimensioni».

Il questore Giuseppe Bisogno parla di questa mala estate barese minacciata dagli eccessi, dalle violenze, dagli abusi della sua «peggio gioventù» e delle risposte «ad alto impatto» che stanno arrivando.

«C’è una generazione che sta sfogando la rabbia e la frustrazione accumulate durante un lungo periodo di restrizioni e distanziamento sociale - spiega il questore -. Noi però non dobbiamo lasciarci spaventare. I numeri in realtà ci dicono altro. Ad esempio che a Bari e nella sua provincia non esiste una emergenza criminalità. Che nel complesso i reati sono in calo ma ce ne sono alcuni in crescita “fisiologica” come le truffe e i piccoli furti ai danni degli anziani, fenomeno al quale stiamo cercando di porre argine, mettendo in allerta sia le potenziali vittime che i parenti. La sicurezza e la prevenzione hanno bisogno del lavoro e dell’apporto di tutti»

L’aggressione omofoba di parco Rossani poteva essere evitata?

«La segnalazione alla nostra sala operativa è giunta quando tutto oramai era finito. Nel parco c’era tanta gente e nessuno è intervenuto in difesa dei ragazzi aggrediti. Se qualcuno ci avesse informato in tempo utile certamente la storia avrebbe avuto un epilogo diverso. Gli agenti delle Volanti prima e ora gli uomini del Commissariato Bari Nuova Carrassi che bene conoscono quella zona e chi la frequenta, stanno ricostruendo rapidamente le diverse fasi dell’aggressione e concentrando la loro attenzione su una serie di soggetti. Ripeto la sicurezza e la prevenzioni hanno bisogno del contributo e della partecipazione di tutti»

Un fatto deplorevole per la sua matrice omofoba così come l’aggressione razzista ad un ragazzo italiano di origini senegalesi dello scorso maggio sempre nell’ex caserma Rossani.

«Non credo in una matrice ideologica - precisa Bisogno-. Quando agli aggressori chiederemo di spiegarci il perché del loro accanimento contro i due ragazzi con identità non binaria, sono certo che non sapranno neppure spiegare cosa vuol dire identità di genere. Così come per l’aggressione al giovane italiano, nato in Senegal. Chi lo ha preso a pugni è un violento che avrebbe agito con la stessa ferocia se avesse avuto difronte una persona diversa. Esiste una violenza becera ma fine a se stessa alimentata dalla paura del diverso ma non da una scelta ideologica. Bari non è una città razzista e omofoba.»

Ma è una città violenta. C’è chi ha paura e pensa che per strada debbano tornare i militari per fermare il degrado.

«Intensificare i controlli nelle zone di maggiore aggregazione della città e dei parchi cittadini come ora stiamo facendo è cosa diversa dal militarizzare la città. Quello che spesso spaventa sono fenomeni legati al degrado, alla povertà, alla emarginazione, che non possono trovare una soluzione nel solo intervento delle forze di polizia. Sono problemi sociali che vanno affrontati con il coinvolgimento di tutte le istituzioni ma anche con il contributo della società civile».

Un fenomeno che continua ad allarmare è quello dei ladri «spaccavetrine». Qualcuno è stato arrestato ma una volta restituito alla libertà è tornato a fare la stessa cosa. Le legge appare impotente.

«Le nostre indagini hanno consentito di individuare tre diverse “batterie” di spaccavetrine e risalire all’identità di alcuni degli autori di queste razzie. Ci sono state denunce, ci sono stati arresti e poi ci sono state delle scarcerazioni. La legge pone delle condizioni, delle garanzie e prevede dei tempi per la detenzione. Il fenomeno che ha vissuto nei mesi trascorsi una recrudescenza ora è fortemente ridimensionato grazie alla nostra attività di prevenzione e di repressione. Abbiamo potenziato i controlli così come invito i commercianti a potenziale le difese passive delle loro attività».

Ci sono reati che vi stanno preoccupando in questo momento?

«I dati sulla criminalità in realtà ci confortano. Ci sono molti segni meno davanti ai numeri che indicano l’andamento generale. Stiamo lavorando con grande impegno sulla prevenzione delle truffe agli anziani così come sui reati da “codice rosso”, ossia le violenze domestiche e di genere. Così come stanno aumentando (rimanendo comunque sotto il livello di guardia) le segnalazioni dei reati consumati a spese dei turisti. Stiamo inoltre seguendo con grande attenzione il fenomeno della devianza minorile. Tra coloro che si lasciano traviare non ci sono solo i ragazzi delle famiglie di mafia ma anche i figli di gente comune. Cominciano con piccoli abusi e violenze, come quelle registrate nei giorni scorsi poi vengono fagocitati dalla malavita. Un destino che può essere cambiato se la risposta arriva dalla società».

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