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Bari, pronto soccorso Di Venere: «Mancano medici e altro personale»

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

Bari, pronto soccorso Di Venere: «Mancano medici e altro personale»

Usppi: «Stato di agitazione. Situazione insostenibile anche ad Altamura e Monopoli»

Mercoledì 18 Maggio 2022, 10:59

BARI - Il caso denunciato alla Gazzetta dal lettore Francesco Gatto, rimasto in attesa per 18 ore al Pronto Soccorso del Di Venere prima delle dimissioni del padre ultraottantenne («affetto da pluripatologie, è entrato con febbre e in stato confusionale ed è uscito dall'ospedale in condizioni peggiori») ha determinato la reazione non soltanto di Giovanni Finestrone, primario facente funzioni del reparto (la replica, diffusa con una nota della Asl, è stata pubblicata ieri dal nostro giornale), il quale ha dettagliato l'attività di assistenza e cura garantita specificamente al paziente in questione, ma anche dei lavoratori del presidio e dei sindacati, a cominciare dall’organizzazione più rappresentativa della categoria dei dirigenti medici. «In relazione ai tempi di attesa - afferma Rocco Indellicato, vicepresidente regionale e segretario aziendale dell'Usppi, Unione sindacati professionisti pubblico impiego - ci sono due tipi di problematiche. Innanzitutto, le attese per la presa in carico dei pazienti da parte dei medici dipendono dal numero di accessi che abbiamo in un determinato momento della giornata. Quando il 118 intensifica i trasferimenti al Di Venere, come capita spesso, è ovvio che si allunghino i tempi. Inoltre, le tempistiche dipendono dall’iter diagnostico e terapeutico di cui necessita il paziente preso in carico. I parenti devono comprendere che medicina d'urgenza non significa "medicina di fretta". A volte per fare correttamente le diagnosi servono anche 12 o 24 ore di studio. Mi riferisco, per esempio, al sospetto infarto miocardico, per cui è necessario ripetere ogni tre ore l'esame degli enzimi cardiaci, o ai traumi cranici in pazienti anticoagulati, che ripetono Tac al capo a distanza di ore».

TURNI Al Pronto soccorso del Di Venere, dove si chiedono perché il presidio sia spesso (anche quando non necessario) la prima scelta della centrale operativa del 118 (nonostante la presenza di altri reparti di emergenza e urgenza in città) persiste una carenza di personale che non riguarda soltanto i camici bianchi (sono 16 in servizio rispetto ai 21 del fabbisogno). «Posso garantire - continua Indellicato - che l’ospedale Di Venere, primo nella Asl per le specialità presenti, è composto da personale medico e paramedico eccellente, serio, preparato ed empatico, di cui sottolineo lo spirito di abnegazione nel sopperire alle difficoltà numeriche degli organici. Molti turni in Pronto soccorso vengono affrontati con tre soli medici ed è difficile da qualche anno ormai reperirne di nuovi per la ormai nota carenza in questa specialità. Al tempo stesso molti turni sono coperti da tre operatori socio sanitari che devono trasportare ogni minuto pazienti barellati o in carrozzina per esami diagnostici o consulenze. È facilmente comprensibile come la concomitanza di arrivi possa creare difficoltà di gestione e anche gli spostamenti per visite ed esami strumentali si diradano se non c’è disponibilità di oss».

CARICHI Il surplus di lavoro coinvolge anche gli infermieri, sebbene da un'analisi dei dati si evince una presenza di unità addirittura superiore all’occorrente, almeno temporaneamente. Ne sono impiegati 35 (sui 37 previsti), cui se ne aggiungono altri 12 reclutati però per l’emergenza Covid con contratto a tempo determinato (da 1 anno a 36 mesi). «Il Pronto soccorso - aggiunge Indellicato - sta fornendo parte degli infermieri all’area Covid e al centro tamponi in un momento in cui le criticità sono aumentate in tutto il sistema sanitario e in particolare nei luoghi di medicina e chirurgia di accettazione del Pronto soccorso. I volumi di lavoro sono aumentati per la tipologia dell'utenza e per la complessità assistenziale. Considerando, tra l'altro, l’imminenza delle ferie estive, che rappresentano un momento sacro per recuperare energie psicofisiche, la situazione non può che peggiorare».

STABILIZZAZIONI L’Usppi (1.500 iscritti nel Barese) ha proclamato proprio ieri lo stato di agitazione. «A due anni e mezzo dallo scoppio della pandemia - rimarca Nicola Brescia, segretario nazionale e regionale - continuano a esserci problematiche in alcuni casi già evidenti prima del Covid. Il personale è stremato, nonché insufficiente. ​A pesare, in un contesto già insostenibile, sono anche infezioni e quarantene di diversi operatori sanitari e i congedi per i figli minori risultati positivi. Le condizioni si stanno aggravando giorno per giorno, rendendo estremamente complessa la predisposizione dei turni di lavoro. Alla carenza di medici e infermieri nei reparti di Medicina, Chirurgia e al Pronto Soccorso del Di Venere di Bari, si aggiungono i disavanzi al Perinei di Altamura, al San Giacomo di Monopoli e anche altrove. Non si può pensare di continuare a spremere il personale in servizio. Siamo al limite del collasso. Bisogna assolutamente stabilizzare i precari anche nell’ottica della differenziazione dei percorsi e del recupero delle prestazioni arretrate ordinarie e straordinarie».

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