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Ucraina, mons. Tscherrig: «Bisogna inviare cibo e medicine, no armi»

 
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Ucraina, mons. Tscherrig: «Bisogna inviare cibo e medicine, no armi»

Le parole del Nunzio apostolico in un convegno ad Acquaviva: «I canali diplomatici sempre mezzi aperti. Per il momento sembra tutto bloccato»

Giovedì 05 Maggio 2022, 14:12

BARI - «Ciò che possiamo fare adesso è alleviare la pena di queste persone, parliamo di 5 milioni di persone, forse di più, che hanno dovuto lasciare il loro Paese. E poi possiamo aiutare inviando, non tanto armi come si fa adesso, ma cibo, acqua, medicinali». Lo ha detto il Nunzio Apostolico monsignor Emil Paul Tscherrig, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla guerra in corso in Ucraina, a margine di un convegno nell’ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari).
«Il Papa stesso - ha ricordato Tscherrig - ha mandato due cardinali in Ucraina, uno viene e va continuamente cercando di portare l’aiuto della Santa Sede anche in forma di carità. Ogni guerra - ha aggiunto - è sempre un disastro per l’umanità. Io penso che possiamo aiutare anche in ospedali come questo, dove si curano anche immigrati ucraini che cercano aiuto».

«La diplomazia è sempre una cosa dove molte cose non sono dette. Io penso che i canali in un certo senso sono sempre mezzi aperti», anche se «per il momento sembra tutto bloccato». Lo ha detto il Nunzio Apostolico, monsignor Emil Paul Tscherrig, rispondendo ai giornalisti sull'impegno della Chiesa con riferimento alla guerra in corso in Ucraina, a margine di un convegno nell’ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari).
Monsignor Tscherrig ha però evidenziato che «da parte dell’Europa e anche delle Nazioni Unite molte parole dure che sono dette a volte non si capisce perché si dicano, perché poi uno si sente anche offeso».

Secondo il nunzio apostolico, «la diplomazia è sempre un cammino aperto, ci sono molti livelli, molti modi di poter parlare. Praticamente tutti i Paesi europei e anche la Santa Sede abbiamo rappresentanti a Mosca e a Kiev, sempre presenti, per noi sono i nunzi che sono gli ambasciatori del Papa e poi ci sono gli ambasciatori dei Governi che sono in continuo contatto con i rispettivi Governi. Questo è forse il livello più basso ma anche più diretto della diplomazia. Poi c'è il livello alto della diplomazia che sembra per il momento un pò bloccato, ma c'è sempre speranza che qualche piccola porticina si apra, soprattutto per fermare le armi».

«Il Santo Padre dall’inizio si è messo dentro soprattutto con quella che è l’arma della chiesa, la preghiera, attraverso l’invocazione della consacrazione della Russia alla Madonna, perché senza l’aiuto del Cielo per il momento siamo un pò in una via senza uscita, mentre i bombardamenti continuano, le distruzioni e anche tanti morti di cui non conosciamo nemmeno il numero», ha aggiunto il Nunzio Apostolico.

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