BARI - Una busta di carta rigida consegnata il 30 dicembre del 2021 (in piena «zona rossa») da uno degli appaltatori del Comune di Polignano è al centro dell’inchiesta-bis per corruzione che riguarda l’ormai ex vicesindaco Salvatore Colella, finito ai domiciliari due settimane fa insieme al sindaco Domenico Vitto. Una nuova accusa che si basa, oltre che sulle intercettazioni, anche sulle fotografie scattate dalla Finanza: documentano l’incontro sotto l’abbazia di San Vito tra Colella e un imprenditore molisano, Claudio Favellato, la cui impresa nel 2014 aveva realizzato i lavori di recupero di Grotta Palazzese.
La vicenda emerge dagli atti depositati dalla Procura a supporto della richiesta di custodia cautelare, firmata dal pm Michele Ruggiero, che ha portato il gip Angelo Salerno a disporre i domiciliari per cinque persone e l’interdizione per cinque imprenditori. Per l’appalto della «Palazzese» le indagini sono ancora in corso: pur non avendo proceduto a fermare il vicesindaco dopo la consegna della busta, l’accusa ritiene che contenesse «imprecisate utilità» che l’imprenditore avrebbe elargito «in cambio della mancata denunzia di alcune irregolarità» (o comunque «in cambio di protezioni») nell’appalto da 4 milioni di euro finanziato con fondi della Regione.
L’incontro tra Colella e Favellato, preannunciato da una telefonata, è stato monitorato dalla Finanza. «Alle ore 13.11, dopo essersi accertati che le automobili e le persone sopraggiunte fossero andate via - scrivono i militari -, il Colella ed il Favellato si avvicinano nuovamente alle loro autovetture e quest’ultimo, aprendo la portiera posteriore lato destro, preleva alcune buste in carta rigida (comunemente utilizzate per il confezionamento di regali natalizi) e le porge a Salvatore Colella, che le ripone nel vano bagagliaio della Citroen dì sua proprietà». L’accusa valorizza una telefonata intervenuta tra i due dopo i saluti, quando Colella richiama l’imprenditore: «Claudio, non mi trovo gli occhiali agli occhi, ma che è successo, dove li ho appoggiati?». Alla fine gli occhiali erano appesi al maglione sotto la sciarpa, ma la chiamata sembra aver messo in allarme l’imprenditore: «Mo mi hai fatto preoccupare, mo che mi hai richiamato, eh! (...) Mannaggia a te, m’hai fatto prendere una cosa, mannaggia! (...) Ma io te io volevo quasi dire, ma vedi se le hai attaccate, perché a me pare che qualche gesto l’avevi fatto... Quando ho detto: “Pigliamo...” capito? Cioè... “Pigliamo le cravatte...”».
La Finanza ritiene che l’imprenditore molisano potesse avere interesse a un nuovo appalto da 5 milioni di euro che sarebbe stato pubblicato a breve per il consolidamento di altre due cavità carsiche, Grotta Ardito delle Caldaie e Grotta Pietropaolo. È lo stesso Colella a spiegarlo, il 13 gennaio 2021, ad una consigliera comunale: «Là abbiamo avuto, diciamo, cinque milioni. Cinque milioni li abbiamo avuti e li stiamo per appaltare, poi abbiamo avuto la progettazione, per un progetto perire milioni di euro dalla Regione e mo stanno altri 3-4 milioni da fare di lavori e chiediamo la progettazione». I finanzieri ritengono che Favellato si sia interfacciato direttamente con la Regione per chiedere altri soldi in relazione all’appalto della Palazzese. È un ingegnere a raccontarlo al telefono a Colella: «Ieri ho parlato con... con la Regione. E là è stato Favellato che è andato a parlare con Formisano e ha bussato a soldi». «Ha fatto bene - gli risponde il vicesindaco -, perché se stanno da fare altri favori...».
Dagli atti depositati emerge poi il grande attivismo politico di Colella. Eletto con la lista civica dell’ex assessore regionale Alfonso Pisicchio, negli ultimi mesi il vicesindaco era passato con il movimento di Alessandro Cataldo, marito dell’assessore regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia. Per la quale, emerge dalle intercettazioni, ha fatto propaganda politica: nel cellulare di Colella (sequestrato lo scorso anno) i finanzieri hanno trovato il banner «Grazie Polignano» predisposto dalla Maurodinoia per i circa 700 voti riportati alle ultime elezioni regionali.
In una lunga conversazione del 28 febbraio 2021 con una coindagata, Colella fornisce una visione a tutto campo della politica locale polignanese. Parte dal contestato progetto del resort di Costa Ripagnola («Io ti vorrei vedere i trulli come stanno!! Vabbè tu li conosci... Una pietra sopra all’altra, tu mi devi spiegare a me come possono diventare resort 5 stelle, che là ci sono i trulli che sono due pagliare, che se ti ricordi le pagliare erano senza solaio no? (...) Evidentemente quelli gli dovevano mettere la palizzata intorno, li dovevano smontare e li dovevano rifare di nuovo. No dici tu?»), racconta dei propri rapporti con la Maurodinoia («E che l’altro giorno andai in Regione dall’assessore e addirittura beccai la moglie di Giacomo...»), del metodo elettorale («Però solo che io poi, siccome misi, fui l’unico che misi il rappresentante di lista, ho preso tutti i voti, uscirono una decina/quindicina»...). E chiude sulle prossime elezioni comunali, raccontando che Vitto gli avrebbe offerto di candidarsi al suo posto: «Me lo disse a me tempo fa “Io non mi posso mettere più, te la giochi tu, il vicesindaco, lavori pubblici, cose, un po’ di visibilità più degli altri ce l’hai”. Dissi “No Domè, a me lasciami”. Ma al di la di questa cosa mi piacerebbe magari farmi un'altro giro, no, sicuramente lo farò, mi ricandiderò, però un conto è avere un ruolo di secondo piano, hai capito? Un conto è avere di primo piano». Poi però è arrivato l’arresto. L’avvocato di Colella, Mario Malcangi, presenterà ricorso al Riesame.