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Bari, 71enne lasciato su una sedia nel pronto soccorso per 15 ore

 
Francesca Di Tommaso

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Francesca Di Tommaso

Bari, il Pronto soccorso del Policlinico d'estate diventa un ospizio

Malato oncologico costretto su una sedia del Pronto soccorso al Policlinico di Bari

Sabato 23 Aprile 2022, 07:00

12:14

BARI - «Non mi muovo da qui se non affrontano la situazione di mio padre: è un anziano, un paziente oncologico e me lo hanno lasciato su una poltrona a rotelle per tutta la notte». A raccontare quanto accaduto a suo padre, tra le sei del pomeriggio di giovedì e le nove del mattino successivo, è Elisa Manzari: quindici ore in attesa nel pronto soccorso del Policlinico di Bari per un settantunenne, malato oncologico. La spiegazione che le hanno dato è che non c’erano posti letto disponibili. E suo padre ha trascorso la notte su una poltrona reclinabile nell’Area rossa della struttura.

Elisa, venerdì mattina, torna al Pronto soccorso ed entra di forza nella sala dove aveva lasciato il padre il pomeriggio prima: lui stava male, lo aveva lasciato nelle mani giuste, in attesa di una sistemazione letto, di una risposta che nessuno, giovedì, le aveva però dato.

«Ieri mattina hanno provato a fermarmi, so bene che l’accesso non era consentito – racconta –. La mia è stata una forma di “civile”, se si può definire tale, occupazione della Sala rossa. Qualcuno doveva spiegarmi, ho alzato la voce davanti agli sguardi preoccupati e rassegnati del personale presente e di altri pazienti nelle stesse condizioni di mio padre: mi hanno detto che durante la notte erano arrivate 48 persone». Elisa è un fiume in piena: «Giovedì ho accompagnato mio padre al pronto soccorso in preda a forti dolori: non mangiava né beveva da giorni, era in un evidente stato di disidratazione. L’accesso e l’assistenza primaria ci sono state, insomma i prelievi e quanto necessario a capire lo stato del malato. Poi, come ovvio, sono stata invitata a lasciare la sala. Mai avrei pensato di trovare mio padre ancora lì il giorno dopo».

Dal Policlinico spiegano cosa è accaduto: la notte di giovedì c'è stato un iper afflusso di pazienti al pronto soccorso dell’azienda ospedaliera consorziale a causa della chiusura temporanea, per un intervento di sanificazione, del Pronto soccorso dell'ospedale «di Venere». Sottolineando, comunque, che il paziente in questione è stato preso in carico e puntualmente assistito da personale sanitario qualificato. E che nella mattinata di ieri ne è stato disposto il ricovero.

«Non discuto né il lavoro del personale sanitario, tantomeno l’emergenza nell’emergenza in cui possa essere incappato il pronto soccorso – commenta Elisa -. Mentre “occupavo” il reparto, lì, al fianco di mio padre, è arrivato un medico che ha provato a tranquillizzarmi, spiegandomi che, nonostante la situazione paradossale, a mio padre erano stati effettuati i prelievi e tutti i passaggi necessari. E che stavano procedendo al suo ricovero. Come? Avendo trovato un posto letto di un paziente in una situazione meno grave di quella di mio padre. Sono un’assistente domiciliare – continua Elisa Manzari -, so cosa vuol dire lavorare fianco a fianco con il dolore. Mi sono sforzata di comprendere tutto, persino il fatto di dover affrontare i sensi di colpa per un posto letto sottratto ad un altro paziente pur di vedere ricoverato mio padre. Così come in questi due maledetti giorni so bene di aver visto, da parte del personale, solo sguardi bassi: l’atteggiamento di chi risposte non ne ha. Ma se fosse accaduto il peggio? Ecco – conclude -: trovo inaudita questa roulette russa. Inaccettabile. E spero che il mio gesto smuova qualcosa».

IL COMMENTO DI BELLOMO

«Che sanità è quella che lascia un uomo di 71 anni, in codice rosso e malato oncologico, per 15 ore in pronto soccorso? Il nuovo episodio, che si è verificato al Policlinico di Bari, replica quello di Taranto di appena un mese fa, dove un novantenne attese ben 27 ore prima di essere ricoverato. In un Paese normale per fatti così incresciosi ci sarebbero responsabili, verrebbero presi provvedimenti, qualcuno addirittura si dimetterebbe». Lo dichiara Davide Bellomo, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Puglia, riferendosi, in una nota, alla vicenda pubblicata stamani dalla Gazzetta del Mezzogiorno.
«Da noi invece - prosegue Bellomo - si tenta di giustificare l'ingiustificabile, mentre si dovrebbe chiedere scusa e provare anche un pò di vergogna davanti all’immagine di un settantunenne, affetto da tumore e arrivato in ospedale con forti dolori e in evidente stato di disidratazione, abbandonato per tutta la notte su una poltrona reclinabile dell’Area rossa della struttura»

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