BARI - In piena pandemia, si prova a ripartire più o meno come se il virus non esistesse. In provincia di Bari la scorsa settimana c’è stato un aumento di oltre il 12% di nuovi casi Covid rispetto alla precedente, con 16.431 infezioni rilevate e un tasso di incidenza, elaborato considerando i bollettini regionali, di 1.335,8 ogni 100mila abitanti. Ciò nonostante, da domani varranno le nuove regole: sarà depotenziato il Super green pass, ancora indispensabile fino al 30 aprile per andare al cinema, a teatro e in discoteca, frequentare palestre o piscine al chiuso, partecipare a congressi e matrimoni. Poi dal 1° maggio ci libereremo (non sappiamo per quanto) del certificato verde anche per sederci all’interno di un ristorante (nel prossimo mese non servirà all’esterno, ma per pranzare o cenare al chiuso bisognerà almeno aver fatto un tampone). I commercianti (compresi i titolari dei negozi di abbigliamento, dove sarà possibile entrare senza limiti) sono ben lieti delle novità (soprattutto se dispensati dai controlli), nella speranza di un incremento del flusso della clientela: l’aumento del fatturato è essenziale, pena per molti la chiusura dopo due anni terribili. Al contrario di epidemiologi, infettivologi e immunologi, loro si sforzano di guardare il bicchiere mezzo pieno, consapevoli del positivo effetto psicologico sulla popolazione di una ripartenza senza troppi limiti, in un momento in cui fortunatamente l’innalzamento della curva del contagio non determina una pressione esagerata sui presidi ospedalieri.
RISCHIO La paura è deleteria per gli affari, mentre la percezione di un minor rischio li favorisce. Resta, però, la preoccupazione per un virus che se ti infetta, al di là della gravità dei sintomi e delle conseguenze cliniche, ti costringe a startene a casa in isolamento. Ne sa qualcosa la categoria dei ristoratori. A Pasqua e nel successivo fine settimana (con ponte fino al 25 aprile) potrebbe capitare di nuovo quel che è accaduto a Natale: un mezzo disastro di cui si sente ancora l’eco. Il settore è infatti sotto la spada di Damocle delle possibili rinunce causate dalla malattia. Insomma, come già successo alla fine dello scorso anno, si teme una serie di disdette, soprattutto se le condizioni meteo o la tipologia del locale non consentiranno di utilizzare gli spazi all’aperto. «È già accaduto purtroppo - afferma Dino Saulle, presidente della Fipe-Confcommercio Ristoratori Bari e Bat -. A Capodanno, all’ultimo momento, i clienti hanno rinunciato in massa, tanto che personalmente ho dovuto addirittura annullare il cenone del 31 dicembre. Del resto, basta che ci sia un solo positivo per far saltare intere tavolate, con tutto quel che ne consegue: non è la prima volta che buttiamo la merce. Il mio non è un caso isolato e coinvolge anche altre strutture, compresi gli agriturismo. Mi auguro che nelle prossime settimane fili tutto liscio, ma è impossibile fare previsioni. A Ruvo, dove c’è il mio locale, ci sono quasi 500 persone positive. È uno dei comuni in provincia dove ci sono più infetti (nella settimana 14-20, 444 nuove positività con un tasso di 1.781,8 ogni 100mila abitanti - n.d.r.)».
NOTTATA La nottata, dunque, sembra non passare mai. Al Covid, peraltro, si aggiungono gli aumenti esorbitanti di materie prime e bollette. «Siamo davvero in difficoltà - spiega Saulle –. I ristoratori stanno cercando di non riversare gli effetti della stangata sulla clientela, anche perché non sappiamo quale possa essere la reazione. Potrebbe insomma diventare un ulteriore deterrente. Ma dopo le prossime festività saremo costretti a ritoccare i prezzi, di sicuro almeno del 10-15%, pur sapendo che l’ulteriore ricavo non potrà colmare l’incremento delle uscite. Tutti sanno quali variazioni verso l’alto ci siano state per acquistare ortaggi, carne, pesce, finanche il pane. Ma il raddoppio dei costi dell’energia elettrica è davvero un enorme problema. Un ristorante è energivoro per definizione. Inoltre, bisogna fare i conti con una riduzione dei coperti nell’ordine del 30%, visto il calo del potere d’acquisto delle famiglie. Del resto, basti dire che io normalmente lavoro con clienti che arrivano da Bari o da Barletta, adesso invece sono più i residenti dei dintorni a raggiungermi. Anche il carburante purtroppo incide. Non credo che con l’allentamento delle restrizioni la situazione cambierà di molto. In ogni caso, almeno per Pasqua la richiesta di informazioni c’è, le prenotazioni stanno arrivando. C’è voglia di mettersi alle spalle questo inverno difficile, ma poi la gente è costretta a fare i conti con la realtà. Speriamo bene».