Bari - Pioggia di condanne per un presunto gruppo di usurai. Il gup del Tribunale di Bari, Luigia Lambriola ha condannato a pene comprese tra i 7 anni e 8 mesi e i 2 anni e 4 mesi di reclusione dieci presunti usurai baresi, otto dei quali donne, accusati di aver minacciato per anni persone in condizioni di difficoltà economica nei quartieri Japigia, San Pasquale e San Paolo di Bari. Stando a quanto emerso nel corso delle indagini avrebbero preteso, anche a fronte di prestiti anche di poche decine di euro, chiesti per fare la spesa, interessi fino al 5.000%.
Le richieste si sarebbero intensificate nel periodo del lockdown, a causa dell’aggravamento delle condizioni economiche di tante famiglie baresi, ma l'attività del gruppo sarebbe andata avanti dal 2011.I reati contestati, a vario titolo, sono usura aggravata dallo stato di bisogno ed estorsione. Spesso, infatti, gli usurai costringevano le loro vittime a pagare gli interessi anche ricorrendo a violenze e minacce, «se non paghi vengo e ti sbrano», «se non paghi ti brucio l'auto», «ti mando mio figlio con la pistola», «ti faccio saltare in aria», «prega a Dio che non si verrà a sapere niente se no per te sarà la fine».
La gup ha riconosciuto i dieci imputati, processati con il rito abbreviato, responsabili di 29 episodi di usura e otto di estorsione. La condanna più alta, a 7 anni e 8 mesi di reclusione, è stata inflitta a Maria Magistro, ritenuta colpevole di 10 episodi e condannata anche a risarcire l'unica vittima costituita parte civile, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 2mila euro.
L’inchiesta della Guardia di Finanza, denominata «Cravatte rosa», nel novembre del 2020 portò all’arresto del gruppo.