BARI - Basta farsi una passeggiata in alcune zone periferiche e per le campagne per assistere al triste fenomeno dei rifiuti abbandonati, a causa della negligenza e della carenza dei controlli, ai roghi di sterpaglie che hanno creato gravi danni in alcuni fondi rustici e, ultimo ma non ultimo, al triste fenomeno dei furti nei fondi agricoli e nei depositi di pertinenza.
Mentre le tecniche dei soliti ignoti si vanno affinando, le piante saccheggiate pagano il «prezzo» non solo dei frutti asportati ma anche dei danni causati dai malviventi, al punto tale da compromettere il raccolto dei prossimi anni.
Sul delicato tema, il Comune, «oltre a sollecitare le forze dell’ordine» a intensificare i controlli, e ad auspicare un miglioramento collaborazione tra produttori agricoli e tutori dell’ordine, chiede alla Regione di prevedere, «coinvolgendo tutti gli organi di vigilanza che presidiano il territorio, un piano mirato di controlli contro tutti i reati che si compiono in ambito rurale, dall’abbandono dei rifiuti agli incendi e alle continue ruberie a danno dei coltivatori», si legge nella nota inviata dal Municipio a Bari.
A questa piaga, sottolineano da Palazzo De Mari, si aggiunge quella della siccità che ha dimezzato i raccolti di cipolla tipica. Il sindaco Davide Carlucci afferma: «Raccogliamo il grido di dolore lanciato da Slow Food e da tutti i coltivatori acquavivesi. La produzione di cipolla rossa locale sta subendo un duro colpo a causa della siccità. Il raccolto, quest’anno, si è pressoché dimezzato e al danno si unisce la beffa dei continui furti».
Quale la soluzione? «Ci siamo già attivati con l’assessore regionale Donato Pentassuglia per interventi strutturali a supporto del comparto». Nei giorni scorsi da Palazzo di città è stata rappresentata alla Regione l’istanza di stato di calamità per la siccità che ha colpito le colture degli ulivi. Inoltre, attualmente, sta emergendo in tutta la sua drammaticità anche il problema della contrazione della produzione della cipolla, il prodotto-bandiera di Acquaviva.
Un problema che potrebbe ripetersi nei prossimi anni a causa dell’emergenza climatica e del surriscaldamento. Acquaviva, peraltro, è uno dei pochi Comuni in Italia a essersi munito di un impianto di affinamento delle acque reflue a usi irrigui, per il quale è stato da poco affidato un progetto di ampliamento di 2 milioni di euro. «Anche approfittando della presenza di questo impianto - sottolinea Carlucci -, bisognerebbe prevedere un sostegno ai coltivatori perché si possano dotare di cannoni spara-acqua, microgocciolatori, microirrigatori o altri strumenti di precisione attualmente piuttosto costosi che possano salvare la nostra cipolla e, più in generale, la nostra agricoltura negli anni a venire».
L’argomento sollecitato dal Comune di Acquaviva interessa molte altre comunità pugliesi che attendono soluzioni anche dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) o da altri fondi comunitari destinati alle infrastrutture in ambito agricolo.
L’assessore comunale Pasquale Cotrufo, infine, fa sapere che «insieme ad altri Comuni (Mola, Rutigliano, Altamura, Gravina e Irsina in Basilicata), con il Politecnico di Bari, con la cattedra Unesco di Matera, Legacooop e l’associazione Laverdervia, si sta elaborando una proposta incentrata sulla salvaguardia del paesaggio e dell’agricoltura. Mettendo al centro il bene primario dell’acqua».