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Bari, i pasticci del nuovo palazzo del Consiglio: garage chiuso e piove nel foyer

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Bari, i pasticci del nuovo palazzo del Consiglio: garage chiuso e piove nel foyer

Appalto da 86 milioni, dopo le plafoniere d’oro altri veleni. La Regione chiede i danni

Sabato 12 Giugno 2021, 10:45

Bari - Il pasticcio delle plafoniere d’oro che ha portato la Procura di Bari a contestare i reati di truffa aggravata e falso ideologico a due dei direttori dei lavori e progettisti non è l’unico guaio che affligge la nuova sede del Consiglio regionale, l’opera da 86 milioni inaugurata nel 2019. Dagli ascensori difettosi alle infiltrazioni d’acqua nell’Aula, fino ad arrivare al garage inutilizzabile, c’è una lunga lista di problemi che affliggono il palazzo di via Gentile. E che secondo la Regione discenderebbero da «carenze di progetto».

In parallelo all’indagine del pm Savina Toscani, che lunedì ha notificato gli avvisi di conclusione a Domingo Sylos Labini, 77 anni, ingegnere di Bitonto, e Luigi Mirizzi, 76 anni, architetto di Conversano, è infatti in corso davanti al Tribunale di Bari un procedimento civile: l’intero raggruppamento di progettisti (Studio Valle, Prosal, Mirizzi, Sylos Labini) ha chiesto alla Regione 5,5 milioni di euro (4 per parcelle non pagate e 1,5 di danni). La Regione (con il professor Giuseppe Trisorio Liuzzi) ha risposto ritenendo che sono sufficienti i 10 milioni già pagati, e ha avviato un’azione riconvenzionale da 3 milioni per recuperare i maggiori lavori necessari - a dire della stessa Regione - per riparare alla cattiva progettazione.

Sarà un giudice a stabilire chi ha ragione. Ma i problemi che affliggono il palazzo sono oggettivi, come dimostrano i tanti video della pioggia che entra dalle finestre, o anche i «buchi» tra i vetri degli ascensori panoramici. La situazione più grave riguarda però il garage da 60 posti che non è mai stato utilizzato.

La Regione contesta infatti ai progettisti la «mancata previsione di una adeguata areazione naturale dell’autorimessa al piano seminterrato rispettosa della normativa antincendio» che ha «comportato il divieto di esercizio dell’autorimessa» da parte dei Vigili del Fuoco. Per provare a risolvere il problema, sono state installate delle canaline collegate ad estrattori d’aria che consentono però di ottenere l’autorizzazione per soli 9 posti auto. L’utilizzo del garage sotterraneo richiede «una deroga» e «significative opere aggiuntive».

Non è però meno grave la situazione delle infiltrazioni all’interno del Consiglio, «a causa - accusa la Regione - dell’errata previsione progettuale dei dispositivi di areazione del Foyer, ossia l’aver adottato un sistema di areazione con alette mobili che non essendo a tenuta hanno consentito l’ingresso dell’acqua e quindi allagamenti interni. Tale sistema era stato sconsigliato dal Rup e dall’appaltatore in corso d’opera ma la Direzione lavori ha voluto perseguire nell’errore progettuale, tanto da causare ingenti danni all’interno dell’edificio».

Sono stati spesi 35mila euro per installare delle guarnizioni intorno alle finestre che, però, hanno risolto il problema solo in parte: sul punto i progettisti rimandano la responsabilità alle imprese appaltatrici. Ci sono poi la panca in pietra mai realizzata e le ringhiere mancanti, che rendono inutilizzabile la passerella del terzo piano: secondo i progettisti, però, si tratterebbe di un passaggio di servizio per le manutenzioni, motivo per cui la balaustra non era prevista. La Regione chiede tuttavia ai progettisti di rimborsare i 2,8 milioni di euro di opere aggiuntive riconosciute all’impresa come «conseguenza diretta di carenze progettuali o della direzione dei lavori».

L’opera è costata ad oggi 87,1 milioni oltre ai 4,6 milioni dell’accordo bonario con le imprese esecutrici. Dopo il caso scoppiato nel 2018 a seguito della denuncia dei Cinque Stelle, in sede di perizia di assestamento il prezzo delle 1.703 plafoniere a led è sceso da 637 a 341 euro, tuttavia - secondo la Procura - nel frattempo la Regione aveva già proceduto a liquidare i maggiori costi, e dunque la truffa si sarebbe consumata perché i progettisti hanno presentato parcella (e vengono pagati) in base al valore delle opere. Anche la gara per la scelta del progetto del Consiglio fu oggetto di procedimento penale, concluso nel 2013 con la prescrizione: la Cassazione disse in sostanza che l’appalto era stato truccato.

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