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Bari, troppi pitbull abbandonati: «Lo status symbol della mala»

 
Rita Schena

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Rita Schena

Bari, troppi pitbull abbandonati: «Lo status symbol della mala»

Grido d'aiuto della Lav: «Contro il randagismo serve maggior lavoro di prevenzione»

Mercoledì 24 Marzo 2021, 13:28

«Contro il randagismo serve un maggior lavoro di prevenzione. Tanto è stato fatto in questi anni da parte del Comune e della Asl in collaborazione con le associazioni di volontariato, ma ora serve uno sforzo in più». Quello di Sara Leone, referente Lav, è un vero e proprio grido d'aiuto. La pressione per i tanti animali abbandonati di cui prendersi cura è sempre più forte e i volontari sono allo stremo, così come le strutture.
«Il problema è che a Bari non c'è una emergenza vera che riguarda il randagismo, ma delle sacche pericolose che riguardano gli abbandoni di pitbull, i tanti cani padronali che vengono strategicamente persi e tutti senza microchip e le poche sterilizzazioni. Ecco perché la nostra è una richiesta di maggior attenzione alla prevenzione. Servono progetti e azioni concrete che non possono essere demandate solo alle associazioni. Ci deve essere una forte risposta da parte delle istituzioni».
Quello che si chiede è un intervento organizzato e programmato che possa far qualcosa contro i tanti abbandoni. «La Puglia ha da oltre un anno approvato la legge 2/2020 che prevede tra le altre cose l'istituzione per ogni comune di un referente per il problema randagismo. Una figura ufficiale con la quale assumere decisioni e avviare azioni. Fino allo scorso anno questo referente per il Comune era Livio Sisto, ma la sua nomina è scaduta e non più rinnovata. Daniela Fanelli è la delegata per l’Area metropolitana alla tutela dei diritti degli animali e lotta al randagismo, fa tantissimo, ma non si può pesare solo su di lei. Serve che venga data la nomina a qualcuno, come associazioni ne abbiamo bisogno».
La lotta al randagismo di cani che tecnicamente sono di proprietà, ma che in realtà risultano di nessuno senza microchip, non è semplice: si devono trovare i proprietari che non rispettano le norme e il modo per microcippare l'animale per prevenirne l'abbandono. Poi c'è tutto il problema legato ad una campagna seria che punti alla sterilizzazione dei cani.

«Noi volontari cerchiamo di mettercela tutta, ma non possiamo fare controlli ufficiali. Le sterilizzazioni sono a cura della Asl veterinaria e sono molto poche, noi come volontari non ci possiamo accollare l'onere di farle. Siamo stanchi. Veniamo chiamati a tutte le ore del giorno e della notte per recuperare animali, che si capisce subito che sono stati abituati ad una casa ed una famiglia e che poi vengono abbandonati e senza che si possa risalire al proprietario. Per non parlare dei cuccioli che troviamo per strada, frutto di gravidanze, perché i proprietari non hanno sterilizzato».

E in tante di queste emergenze anche i pitbull acquistati e poi abbandonati. «Dal quartiere San Paolo alla città vecchia, i pitbull o i molossi sono cani presi da gente senza scrupoli per esibirli come status symbol – spiega la Leone -. Poi quando se ne stancano o capiscono che ci vuole impegno, li abbandonano. Ne abbiamo i canili pieni e siccome non si possono affidare al primo che passa, sono condannati a restare dentro ad una gabbia per sempre. Questo a sua volta significa che occuperanno a vita spazi, togliendolo ad altri cani, e saranno un costo alto per la comunità. A Bari era stato avviato un bando per un progetto di controllo e microcippatura, ma evidentemente si è perso strada facendo».

Sara Leone vive da anni esperienze simili. «Un altro problema è quello creato all'interno dei campi rom. Nonostante i nostri sforzi non riusciamo a star dietro ai tanti cani che girano attorno alle comunità rom. Non riusciamo a sterilizzarli e ci troviamo a dover gestire continue cucciolate. Ecco perché serve l'intervento istituzionale, da parte del Comune e della Asl, non possiamo farci carico noi di queste situazioni».

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