È in libreria «Si può nascere ancora - saggio descrittivo sull’universo dei minori entrati nel circuito penale» scritto da Raffaele Diomede per la casa editrice «Nuova Palomar» di Ninni Cosma.
Un saggio? Sì tecnicamente lo è, seppur vibrante di emozioni. Raffaele Diomede, barese, educatore professionale e coordinatore di comunità, racconta in oltre 200 pagine un pezzo fondamentale della sua vita, che coincide con le storie di redenzione e riscatto di tanti giovanissimi baresi. Sono i ragazzi «entrati nel circuito penale», potremmo dire con un termine freddo e burocratico.
Sono i «ragazzi che sbagliano», quelli che fino a una ventina di anni, seppur minorenni, seppur macchiatisi di reati lievissimi, finivano in carcere. Quello minorile prima, quello per adulti poi. Un unico, piccolo errore e la vita di questi adolescenti veniva compromessa per sempre. Questo era il sistema, fino a qualche tempo fa, punitivo e basta. Grazie all’elaborazione collettiva di una nuova cultura, ai minorenni «difficili» è stata offerta l’opportunità di una seconda vita.
«Si può nascere ancora» è dunque il racconto dolente e salvifico di intere generazioni in bilico tra il Bene e il Male, tra un’appartenenza pesantissima e una speranza nuova. Indirizzare tutte le persone di minore età, anche e soprattutto quelle in conflitto, nella direzione dell’autonomia e della scelta consapevole e responsabile della loro vita, significa sottolineare con forza che i diritti della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza devono essere garantiti a tutti senza distinzione. Affinché non un ragazzo venga lasciato indietro. Non uno di meno, non un diritto di meno»: così nella prefazione dell’opera Filomena Albano, magistrato già presidente dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Diomede racconta dei diritti negati e restituiti. Un lavoro tutt’altro che facile, fatto di umanità ma anche di leggi, di persone dalle sensibilità differenti, talvolta di finanziamenti che vengono meno. Sono complessi e imperscrutabili i fattori che determinano il successo di un progetto sociale ambizioso quale quello di «togliere» i ragazzi dalla strada, dall’illegalità e dalle grinfie della criminalità organizzata.
Alcuni intensi capitoli del libro sono dedicati a un’esperienza inedita e (speriamo) ripetibile: il laboratorio di scrittura creativa che i minorenni ospiti della comunità «Chiccolino» hanno animato per alcuni mesi sotto l’ala protettrice della Gazzetta del Mezzogiorno. I ragazzi hanno raccontato le loro storie, l’appartenenza difficile, la rabbia e la speranza. La scintilla della devianza, il giorno in cui imboccarono la strada sbagliata, il carcere. La famiglia, la paura. Gli amici che prima di loro avevano sbagliato. La violenza. Un racconto lungo e collettivo che nelle pagine di «Si può nascere ancora» rivive sia attraverso le lettere degli adolescenti, sia negli articoli della Gazzetta. Il giornale ha ospitato molte delle testimonianze dei ragazzi, dando loro la dimensione pubblica della narrazione, regalando loro una platea a cui narrare. Ci piace rileggere insieme qualcuno di questi articoli nati nel «laboratorio di giornalismo partecipativo».
«Ciao Francesco, sono il ragazzo che ti ha tolto il motorino. Ti scrivo queste righe per dirti di perdonarmi per quello che è successo quel giorno, ma non so neanche io perché l’ho fatto, mi dispiace molto. Lo so che le mie scuse non servono a niente perché se l’avevano fatto a me non so cosa poteva succedere, però da questa cosa ho capito e sono maturato tanto e non farò mai più una cosa del genere. Mi è servito da lezione perché è una cosa brutta quello che ho fatto e non ne vado fiero. Volevo dirti che nella vita tutti sbagliamo però dagli sbagli si impara. Scusami veramente tanto so che non mi perdonerai mai ma non fa niente. Ti ringrazio perché anche se non lo sai, tu sei stata la persona che mi ha permesso di cambiare vita completamente . Non avrei mai pensato che da questa brutta esperienza potesse nascere un nuovo e migliore ragazzo che penso essere diventato. Davide»
Quanto al lavoro degli educatori e delle comunità, è bella la lettera di una madre che Diomede ha scelto di pubblicare. Si legge tra l’altro: «...quando vedi tuo figlio affidato alle cure di educatori, pensi di aver toccato davvero il fondo e, il primo desiderio, è quello di scomparire. Poi invece, ancora una volta, tiri fuori tutto l’amore che c’è in te... Ecco allora puoi sperare che domani quando uscirà il tuo cucciolo sarà diventato un uomo forte, maturo e soprattutto onesto perché la vita, a volte, ti cambia in un istante».
Diomede, nel libro, raccoglie testimonianze e protagonisti, cuce insieme vicende personali e cittadine, rievoca episodi, consegna i retroscena di una grande epopea d’aiuto. E consegna messaggi forti: «Il futuro delle nuove generazioni dipenderà da quanto saremo bravi a eradicare le errate convinzioni che legano la felicità degli individui al potere, ai soldi, al successo e a saper proporre ai nostri ragazzi modelli di vita basati sul valore e sull’onesta e che siano altrettanto attrattivi. Modelli alternativi a quelli ripresi da certe serie televisive, fiction e finanche giochi virtuali che esaltano l’aggressività e la violenza, il lusso ed il potere facendo abbassare drasticamente il livello di percezione dell’illecito nei giovani».