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Terlizzi, a fuoco il camper del sesso sulla Sp 231

 
Carmela Formicola

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Carmela Formicola

Terlizzi, a fuoco il camper del sesso sulla Sp 231

La strada provinciale è uno dei più fiorenti «mercati» del Barese

Sabato 13 Marzo 2021, 13:43

TERLIZZI - La provinciale 231 è un viavai di clienti. Come altre provinciali, statali, complanari, come tante altre arterie cosiddette «minori», la 231 è una delle tappe preferite dagli uomini che consumano sesso a pagamento. E una delle più affollate: le automobili arrivano da queste parti a ogni ora del giorno da Bari e da Bitonto, da Giovinazzo e da Molfetta, da Ruvo, perfino da Corato, da Canosa, da Trani. È un luogo notissimo nella mappa della prostituzione. E anche l’offerta è variegata: giovani e meno giovani, straniere e non, sfruttate e non.

In questo zoo, un camper dove si consumano abitualmente rapporto sessuali è stato dato alle fiamme nella notte tra giovedì e venerdì. Immediato l’intervento della Polizia locale e delle altre forze di polizia. Incendio domato, camper distrutto, e gli interrogativi di sempre: qualcuno ha «avvertito» qualcun altro? Qualcuno non paga il suo pezzo di territorio o ha «sconfinato» in luoghi non suoi? Un regolamento di conti tra aguzzini (gli sfruttatori) e vittime (le prostitute)?

Certo la situazione si sta facendo incandescente. Parliamo di una zona dove lo sfruttamento della prostituzione ha forme associative, con una serie di personaggi chiamati a svolgere il proprio ruolo nella gestione delle «ragazze». Un business da migliaia e migliaia di euro, decine di donne ridotte in schiavitù e un esuberante numero di clienti, per niente intimidito dalla pandemia in atto. Da queste parti lo sfruttamento delle donne per fini sessuali è fatto in maniera scientifica: alcune dei locali di fortuna disseminati nelle campagne, dove si consumano rapporti a pagamento, sono risultati intestati ad alcune giovani donne straniere. Inverosimile che possano essere loro le proprietarie delle casupole.

In questo contesto di illegalità spinta, gli agenti della Polizia locale di Terlizzi, con il coordinamento del tenente colonnello Antonio Modugno, hanno potenziato i controlli sul territorio, laddove in questa stagione l’emergenza igienico-sanitaria dei rapporto sessuali non protetti con prostitute incrocia l’allarme del contagio da Covid-19. In questo contesto, nella rete della polizia è finita una donna barese di 56 anni, M. E.: con la sua Volvo praticamente ogni mattina accompagnava una donna in uno dei casolari della provinciale 231 per poi riprenderla nel pomeriggio. M.E., ben nota alle forze dell’ordine, è stata sorpresa dagli agenti in flagranza di reato ed arrestata con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Le indagini coordinate dal comandante Modugno hanno rivelato anche una sorta di «facchinaggio» della donna che nella sua Volvo (sottoposta a sequestro) aveva preservativi, fazzoletti e altri oggetti destinati ai rapporti sessuali e ancora materasso e cuscino, cose che venivano trasferite di volta in volta nel casolare sulla 231. Dunque ancora una domanda: il casolare è sempre lo stesso e ogni donna che deve prostituirsi lì si porta il «suo» materiale. Quindi c’è qualcuno che nel business guadagna dalla sola gestione del casolare, che potremmo scoprire essere di proprietà dell’inconsapevole poverina di turno... Gli uomini della Polizia locale hanno ricostruito che molto del materiale utilizzato all’interno del casolare veniva poi regolarmente bruciato. Tuttavia il rogo del camper, più o meno nella stessa zona, utilizzato per gli stessi obiettivi, sembra tutt’altro che un incidente, vale a dire un fuoco appiccato volutamente e poi sfuggito di mano. Ben altri gli scenari che danno da sfondo a una delle più squallide vicende del Barese.

La notizia dell’arresto di M.E., ad ogni modo, è stata accolta con sollievo dal sindaco di Terlizzi Ninni Gemmato e dall’assessore alla Sicurezza, Nino Allegretti. «Contrastare i reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in questo momento - ha commentato Allegretti . significa restituire decoro a quelle aree della città, ma anche prevenire il rischio di diffusione del contagio da Covid-19.

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