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Puglia,i grillini non restituiscono più gli emolumenti: solo la Laricchia è in regola

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Regionali M5s in Puglia, candidata più votata su Rousseau è Antonella Laricchia

Antonella Laricchia

I rimborsi dei consiglieri regionali «governisti» fermi tra aprile e settembre

Mercoledì 03 Febbraio 2021, 18:06

BARI - Portavoce del Movimento 5 Stelle, in maggioranza e in giunta con il centrosinistra largo di Michele Emiliano, ma non in regola con le rendicontazioni delle restituzioni allo Stato degli emolumenti secondo le regole interne: è quanto emerge dalla piattaforma Rousseau nelle pagine dedicate ai consiglieri regionali pugliesi Rosa Barone, Cristian Casili, Marco Galante e Grazia Di Bari.
Il tema delle restituzioni è uno dei capisaldi dell’identità del Movimento che alle polemiche generate da queste verifiche ha recentemente replicato con il rilancio di Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri ha esortato tutte le forze politiche «a tagliarsi lo stipendio» per finanziare con i risparmi importanti progetti sanitari, mostrando così attenzione agli italiani che soffrono. Sempre per i mancati rimborsi, tra l’altro, qui in Puglia sono stati espulsi in passato attivisti storici come i senatori Maurizio Buccarella e Lello Ciampolillo.

La situazione contabile nel dettaglio emerge su Rousseau (dove bisognava rendicontare fino al novembre scorso): i conti di Rosa Barone, neo assessore, sono aggiornati a maggio 2020, quelli di Cristian Casili, vicepresidente dell’Assemblea regionale a settembre 2020, quelli del capogruppo Grazie Di Bari fino ad aprile 2020, quelli di Marco Galante, segretario di Commissione, fino ad aprile 2020. Il bollino verde «Sono in regola», appare solo sulla pagine di Antonella Laricchia, candidato governatore nelle regionali di settembre e ora all’opposizione rispetto alla linea pugliese che ha trasformato la giunta Emiliano nel primo esperimento giallo-rosso nelle regioni italiane.
Il nodo rimborsi - fondato sulla precisa scelta del Movimento di distinguersi dai partiti tradizionali e dalla cosiddetta «vecchia politica» - potrebbe così diventare oggetto di riflessione all’interno della lacerata comunità pentastellata pugliese, che ha già reagito con polemiche roventi al via libera (con un post-social del capo politico Vito Crimi) all’ingresso in giunta - con riserva - di Rosa Barone.

La dialettica interna tra governisti e identitari, del resto, attraversa il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio da Aosta alla Sicilia: in Puglia i quattro consiglieri regionali pro Emiliano (Casili, Barone, Di Bari e Galante) sono su posizioni favorevoli ad accordi organici con il centrosinistra, insieme a parlamentari come Mario Turco, tra i più vicini al premier Giuseppe Conte; sul fronte opposto ci sono le pasionarie Barbara Lezzi e Antonella Laricchia, che rivendicano un posizionamento autonomo del Movimento e si riconoscono nelle critiche alle «cessioni di identità» che formula a ogni piè sospinto il leader nazionale Alessandro Di Battista.
Un passaggio chiarificatore, rispetto alla linea bizantina scelta da Crimi, potrebbe venire da un voto su Rousseau dedicato all’alleanza pugliese con il Pd, che però il capo politico rimanda inspiegabilmente da mesi («Le fibrillazioni del governo perché dovrebbero influire così a lungo sulla vita politica dei pugliesi?», si chiedono gli attivisti pugliesi). Il senatore siciliano, quindi, ha approvato la nomina di Rosa Barone in giunta ma con la surreale postilla della «riserva di ritirarla» se gli iscritti decidessero in maniera contraria sulla piattaforma. E per togliere la riserva e dare mandato pieno alla Barone basterebbe (solo) una consultazione digitale, condonabile in poche ore e tra l’altro richiesta più volte dagli stessi consiglieri governisti. 

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