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Bari, nella «control room» dove si sconfigge il Covid

 
Antonella Fanizzi

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Antonella Fanizzi

Bari, nella «control room» dove si sconfigge il Covid

Policlinico, il responsabile Tafuri: 3.600 in attesa, ma vaccineremo tutti

Martedì 05 Gennaio 2021, 18:28

BARI - È una polvere refrigerata l’arma per la lotta al coronavirus. «Viene portata alla temperatura adeguata, fra i 2 e gli 8 gradi qui, nel laboratorio vaccinale. Da ogni fiala si ricavano 6 dosi. Il calendario delle prenotazioni viene aggiornato di continuo». Silvio Tafuri è il responsabile della Control room Covid19 del Policlinico. È stato uno dei testimonial, il 27 dicembre, del V-day: insieme alla dirigente medico della Rianimazione Covid Lidia Dalfino, alla specializzanda in Medicina d’urgenza Lucilla Crudele, e all’infermiera Anna Ventrella, ha ricevuto l'antidoto nella giornata simbolo della campagna contro il nemico invisibile, responsabile della pandemia.

Nel quartiere ospedaliero l'attività appare ordinaria. Nell’ambulatorio vaccinale, al piano interrato dell’ex Pronto soccorso, gli incroci degli operatori sanitari sono incessanti. Le prenotazioni un flusso continuo: in lista d'attesa ci sono già 3.600 persone su 6mila aventi diritto, e cioè sul totale delle persone che lavorano fra il Policlinico e il pediatrico Giovanni XXIII. L’adesione è massiccia: il sistema è stato avviato il 31 dicembre e alla rete intranet si può accedere soltanto dai computer aziendali. Quindi, considerati i giorni di festa, tante prenotazioni in una manciata di ore. Non soltanto medici e infermieri, ma anche dipendenti delle cooperative che si occupano della pulizia, della manutenzione, della ristorazione e della sicurezza.

«Tutti saranno vaccinati – spiega il professor Tafuri - ma in base alle priorità: prima gli operatori Covid; poi gli addetti ai servizi essenziali (farmacie, laboratori di analisi, radiologie); poi ancora chi lavora nei reparti di oncologia, chirurgia e medicina interna; infine tutti gli altri». La sfida è quella di ultimare il giro entro la fine del mese e successivamente passare al richiamo: l’unico antidoto distribuito ora in Europa ha bisogno di due dosi per risultare efficace.
A proposito di dosi, il viaggio della fiala pronta all’uso è breve: l’area sterile di preparazione e quella delle stanze dove il vaccino viene somministrato si trovano sul medesimo corridoio, l’una di fronte all’altra. L'intera procedura si svolge in 8 minuti, a cui ne vanno aggiunti altri 15 per l'osservazione. Pasquale Stefanizzi, specialista in Igiene e medicina preventiva, spiega: «Al personale che viene vaccinato facciamo preliminarmente un prelievo di sangue. Questo monitoraggio ci servirà per stimare il tempo necessario per raggiungere l’immunità di gregge, cioè l’effetto protettivo sui soggetti non vaccinati». Dai controlli periodici, e dalle successive analisi del sangue effettuate sulla stessa persona che ha ricevuto il siero, sarà possibile valutare l’efficacia del vaccino e la sua durata nel tempo.
Ieri a sottoporsi alla profilassi è stata anche Mariagrazia Calvano, specializzanda di Medicina legale: «Ogni volta che viene effettuata una autopsia sui malati Covid siamo costretti a lavorare con la tuta. La mascherina, da sola, non è sufficiente. Sappiamo poco su questo virus. Le indagini su quanti hanno perso la vita per colpa del Covid sono dunque fondamentali. Ho scelto questa specializzazione perché i corpi di coloro che non possono più parlare hanno ancora molto da dire».

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