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Turismo
Antonella Fanizzi
01 Dicembre 2020
BARI - Le telefonate aumentano con il passare dei giorni. Le richieste di informazioni suonano più o meno così: «Siete aperti nel periodo natalizio? Mi piacerebbe brindare al nuovo anno, insieme alla famiglia di mia sorella, nella vostra struttura. Vorrei conoscere il prezzo del cenone, della stanza da letto e del pranzo. E anche se ci sono sconti».
A Natale e Capodanno, dunque, vacanze congelate? Se parliamo di mete esotiche, di settimana bianca, di viaggi oltreconfine certamente sì. Se parliamo invece di due o tre giorni in Puglia, da condividere con gli affetti più cari e nel rispetto della normativa antiCovid, allora lo scenario cambia. Qualora i ristoranti dovessero rimanere chiusi, c’è un modo per evadere dalle mura domestiche e concedersi qualche ora di relax, ma in sicurezza: fermare una stanza in una casa vacanza, in un trullo in affitto, in un albergo, tutti autorizzati a garantire colazione, pranzo e cena agli ospiti, o all’interno delle proprie sale oppure attraverso la consegna dei piatti a domicilio. Il Natale e il Capodanno al ristorante diventa un sogno realizzabile a patto però di prenotare una camera. La tendenza è confermata dagli operatori del turismo.
È bene chiarire: al momento si tratta di ipotesi di scuola, che verrebbero meno qualora la nostra regione conservasse il colore arancione oppure si tingesse addirittura di rosso, con il conseguente inasprimento della vita di relazione e delle chiusure delle attività economiche.
«Noi albergatori - incrocia le dita Francesco De Carlo, presidente regionale e vice presidente nazionale di Assohotel Confesercenti - ci auguriamo che la Puglia diventi zona gialla, con la possibilità almeno di spostarsi da un comune all’altro senza il rischio di essere multati. Quello che sta avvenendo in questi giorni, da nord a sud, ci conforta: i baresi, al pari di molti italiani, hanno voglia di regalarsi un soggiorno, seppur breve, per allentare la tensione e scacciare la paura. Molti colleghi stanno costruendo pacchetti “tutto compreso”: cenone, pernotto, colazione e pranzo. È una possibilità che, in provincia di Bari, potenzialmente potrebbe riguardare la metà delle strutture».
Masserie, case vacanza diffuse nei centri storici, trulli con sauna e idromassaggio, hotel immersi nelle campagne, nella Valle d’Itria, a pochi passi dal mare, nei borghi e nelle città: c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. Qualche struttura a cinque stelle sta lavorando alla formula cena gourmet in camera, per rafforzare la percezione di sicurezza da parte dei clienti. Chi dispone invece di una sala, in base ai tavoli che può apparecchiare garantendo il distanziamento, mette a disposizione un numero adeguato di posti letto. La regola vale per tutti: nessun sovraffollamento, né imprudenze, né fughe in avanti.
«Fare i furbi - ragiona a voce alta il rappresentante di categoria che è inoltre un albergatore della zona dei trulli - non giova a nessuno. Siamo alla ricerca di frammenti di normalità nella tempesta che si sta travolgendo. Abbiamo il dovere di imparare dagli errori del passato: non possiamo agire con leggerezza come abbiamo fatto la scorsa estate. Fare finta che il virus a dicembre smetta di circolare, significa esporre tutti al rischio di una terza ondata. Non ce lo possiamo permettere: meglio qualche sacrificio in più ora, per uscire con maggiore serenità e per tornare a viaggiare in primavera, in occasione della Pasqua».
La gita invernale fuoriporta, con pernottamento, è comunque un’occasione che ristoratori e operatori della ricettività turistica sono pronti a cogliere, a patto che la spesa valga l’impresa.
Spiega De Carlo: «Molti hanno messo il personale in cassa integrazione. Far ripartire un albergo, dopo uno lungo stop, costa. E poi dobbiamo ancora capire quali attività ludiche sarebbero consentite e quali vietate: piscina coperta, centro benessere, sauna, idromassaggio. Le riunioni, a livello nazionale, si susseguono. Non vogliamo farci trovare impreparati ma neppure mettere a repentaglio la salute dei clienti, dei nostri collaboratori, la nostra e dei nostri familiari. C’è voglia di riaprire, ma una piccola iniezione di liquidità non deve vanificare i sacrifici a cui ci stiamo ancora sottoponendo».
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