«Sono un lavoratore autonomo, iscritto alle gestioni speciali dell’Assicurazione generale obbligatoria ancora in attesa di ricevere le indennità contenute nei decreti Cura Italia e Rilancio. Prima di fare un sollecito all’Inps ho controllato lo stato di avanzamento della prestazione attraverso il fascicolo previdenziale del cittadino. Nella domanda avevo indicato come modalità di pagamento il “bonifico domiciliato” che comporta tempi più lunghi e mi sono messo l’anima in pace. Per il momento riesco a resistere alla crisi, non ho figli e insieme a mia moglie stiamo stringendo la cinghia. Ora però, nonostante l’estate ci abbia dato una boccata di ossigeno, precipitare in una nuova chiusura mi metterebbe definitivamente in ginocchio».
Andrea, 43 anni, piccolo artigiano e commerciante barese, a causa della pandemia ha visto precipitare i suoi guadagni «Alla paralisi provocata da lockdown - spiega - ha fatto seguito, una contrazione dei consumi che ha accompagnato le fasi successive della pandemia. Una parte della clientela si è poi orientata verso il commercio elettronico. Tutti fattori negati. Quando ho visto, qualche giorno fa, che al mio indirizzo di posta elettronica era giunta una e-mail dell’Inps ho pensato che qualche cosa si stava muovendo». Sulla comunicazione vi era scritto «Siamo lieti di annunciare che abbiamo emesso il bonifico a vostro favore ID CVD – IT –SP – 12334124/2020 di euro 600 da I.N.P.S. - purtroppo le tue coordinate bancarie non sono corrette per ricevere il bonifico - aggiorna i tuoi dati e conferma la tua identità accedendo al link allegato in questa email - Aggiorna immediatamente le informazioni sul bottone sottostante».
Il fatto che il 42enne barese avesse eseguito solo qualche giorno prima un controllo sulla pratica aperta con la richiesta del bonus (cosa che gli aveva dato l’opportunità di verificare l’esattezza dei dati trasmessi), lo ha subito messo in allerta. «Finalmente un po’ di ristoro. Poi però mi sono chiesto - spiega Andrea -, come facevano a avere dati errati. Spinto dal sospetto ho consultato il sito della Polizia Postale».
«Mi sono reso conto che quella comunicazione che ho creduto provenisse dall’Inps era identica alle e-mail fasulle inviate in questi giorni a gente nelle mie stesse condizioni con lo scopo di appropriarsi di dati sensibili. Ho contatto l’Inps che mi ha consigliato di non dare alcun seguito a quella comunicazione, non cliccare sul link e non fornire alcun dato personale. Ho capito di averla scampata per un pelo». Le informazioni sulle prestazioni Inps sono consultabili esclusivamente accedendo direttamente dal portale www.inps.it e che l’INPS, per motivi di sicurezza, non invia in nessun caso mail contenenti link cliccabili.