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Gioia del Colle: «Il nostro primitivo destinazione Cina»

 
Franco Petrelli

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Franco Petrelli

Gioia del Colle, il nostro primitivo destinazione Cina

Cominciata la vendemmia, produttori entusiasti guardano ai mercati internazionali

Mercoledì 26 Agosto 2020, 09:16

Gioia del Colle - Il Tir carico di vino primitivo è partito da qui, ieri mattina, da questa cantina scavata ad 8 metri nella roccia calcarea, in una delle zone meno impervie della Murgia. Un Tir carico di ottimo vino doc di Gioia del Colle destinato alle enoteche e ai ristoranti di Pechino.

«Si tratta di una notevole gratificazione per tutti noi - afferma con orgoglio Filippo Cassano, proprietario dell’azienda Polvanera - È bello vedere apprezzati anni di dedizione, sia immersi nelle vigne sia impegnati in cantina, nella convinzione, rivelatasi vincente, di dover puntare su una vinificazione naturale. Ci abbiamo creduto in un vitigno autoctono, nella riconoscibilità territoriale».

Una storia che viene da lontano. «Dal secolo scorso, sì. Abbiamo iniziato a lavorare e a produrre vini locali a livello familiare, mai perdendo di vista la sostenibilità ambientale. In antiche cantine di pietra e tufo, ricche di botti in legno. E con il passare degli anni la nostra selezione vinicola, che trova nel primitivo la sua punta di diamante, per il suo profumo fruttato ed intensamente gradevole, sta conquistando uno spazio sempre maggiore nei mercati internazionali».

Gli estesi vigneti della famiglia Cassano, insieme alle altre produzioni murgiane, hanno la fortuna di un habitat naturale costituito da estati calde e secche, una limitata piovosità, a cui segue un tranquillo clima invernale, il tutto favorito da terreni calcarei, argillosi e da sabbie tufacee.

A che punto siamo quest’anno? «La campagna di raccolta - continua Filippo Cassano - non è ancora cominciata in pieno, da qualche tempo stiamo semplicemente preparando le basi per lo spumante con uve autoctone, quali minutolo, maresco e marchione. Per quanto riguarda la produzione del primitivo doc di Gioia del Colle, inizieremo la prima decade di settembre». A Cassano tornano alla mente le vendemmie degli anni Settanta con i tini, colmi di uva, stipati su carri trainati dai cavalli, che raggiungevano le cantine, in paese, perché venisse pigiata con i piedi tante volte in modo che tutti gli acini si rompessero, si potessero iniziare le operazioni di diraspatura per destinare il mosto nei vasi vinari. E come in quei lontani anni l’uva da vigneti ad alberello di 70 anni circa, verrà raccolta da Cassano in contrada Montevella ad Acquaviva. «La bontà di queste vigne e di queste terre consentirà ai nostri vini di raggiungere i mercati statunitensi di New York e di Miami, proseguendo un’affermazione nel panorama enologico dei vari continenti».

In definitiva come prevede la vendemmia del 2020? «Avremo una produzione di qualità. L’uva, al momento è sana, maturazione ottima il bilancio dell’annata dovrebbe risultare favorevole», chiosa Filippo Cassano.

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