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Marisabella, è scontro sui lavori di ampliamento

 
Marco Seclì

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Marco Seclì

Marisabella, è scontro sui lavori di ampliamento

L’architetto Cucciolla: «Intervento inutile e dannoso se privo di una strategia». Il comitato che si batte per la sostenibilità dell’approdo ha contestato la nuova colmata di cemento sul litorale

Giovedì 30 Luglio 2020, 12:43

Il progetto è datato, le polemiche rinnovate di recente. Rinfocolate dalla nuova colata di cemento pronta a tuffarsi nel mare di Marisabella per realizzare, o meglio completare, un’area destinata ad aumentare l’efficienza del porto.

Il comitato «Fronte del porto» ha invocato lo stop ai lavori anche alla luce dell’ultimo rapporto dell’Ispra, che piazza Bari al quarto posto tra le città italiane in cui il consumo di suolo è maggiormente aumentato. E non ha risparmiato critiche all’Autorità di sistema portuale.

Si ripropone così la battaglia tra i fautori delle infrastrutture come motore essenziale per lo sviluppo e chi invece non lo ritiene possibile se slegato dalla sostenibilità ambientale.

L’architetto e urbanista Arturo Cucciolla, «padre» del progetto del Parco del castello, donato al Comune, condivide in larga parte le perplessità degli ambientalisti sul nuovo intervento a Marisabella. Anche se, realisticamente, dubita che possa essere fermato: «Temo che l’Autorità portuale abbia le mani legate, recedere dall’appalto farebbe scattare pesanti penalità. Il progetto è avviato e difficilmente potrà essere bloccato. Ma quando si guarda ai 30 ettari di terreno strappati al mare i dubbi sull’opportunità di questi lavori sono inevitabili».

Cucciolla è tra i promotori del comitato «Parco del castello di Bari», che con il «Fronte del porto» condivide battaglie comuni anche per la contiguità delle aree al centro dell’interesse dei due sodalizi. Il «caso Marisabella» non fa eccezione. «Il comitato - dice l’architetto - ha ragione a criticare la nuova colmata di cemento, che rientrava in un’idea oggi non più attuale. Con il nuovo piano regolatore del porto ci si poteva aspettare una visione diversa». Quale? «Una per tutte - esemplifica Cucciolla - la separazione dell’area dedicata al traffico passeggeri, dei traghetti e delle navi da crociera, da quelle che ospitano le attività commerciali e industriali, che oggi soffocano Bari vecchia con il traffico dei Tir fino a Santa Scolastica e che dovrebbero essere invece spostate rispetto al cuore antico della città».

Le critiche del «Fronte del porto» vengono sposate anche quando contestano la gestione complessiva del sistema portuale. «Se gli interventi rientrano in un “sistema portuale”, dove sta scritto - chiede Cucciolla - che l’approdo di Bari debba essere sia industriale che turistico? Se le navi cargo attraccassero a Molfetta, che peraltro fa parte della città metropolitana, non cambierebbe nulla».

Per non parlare dei rilievi fondati sul rapporto Ispra sul consumo del suolo. «Quei dati pongono un problema che riguarda non solo il porto, ma tutta la città di Bari, e che sono anche la sciagurata conseguenza dell’applicazione del Piano casa, che permette l’aumento delle volumetrie a discapito dell’ambiente. Bari e altre città finiscono con l’essere massacrate - considera - si salvano solo le amministrazioni che hanno avuto la forza di contrapporsi a certi scempi. Purtroppo la Regione Puglia ha allegramente prorogato il Piano e il risultato è quello che l’Ispra ha certificato».

E per tornare a Marisabella, Cucciolla rimprovera: «Completano un’opera ma non hanno un’idea progettuale. E giustamente Fronte del Porto pretende almeno che il riempimento sia legato a una strategia di più largo respiro, come il trasferimento di tutte le attività industriali, ancora concetrate in un un’unica zona. Il vero nodo è rimanere ancorati alla stessa concezione del porto che si aveva negli anni 20 del 900. Un secolo dopo, è cambiato ben poco».

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