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«Bari, 15% dei dipendenti Asl positivi al test sierologico»

 
NICOLA SIMONETTI

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NICOLA SIMONETTI

Bari, Emiliano rilancia sui tamponi: «Arriveremo a 5mila al giorno»

Franco Polemio, responsabile aziendale della medicina del lavoro: «Massima attenzione»

Sabato 25 Luglio 2020, 13:09

Seconda ondata Covid-19 prossima ventura? Forse sì, forse no. Dipende da noi. I focolai sparsi per il Paese non depongono bene. L’ondata d’autunno non è certa, ma possibile e temibile se non osserveremo le pur semplici regole tuttora vigenti: mascherina, distanziamento, mani lavate con frequenza, controllo dei nuovi venuti. «È assolutamente necessario il potenziamento della medicina nel territorio e nei posti di lavoro - dice il dottor Francesco Polemio, responsabile della medicina del Lavoro della Asl Bari (9.400 dipendenti distribuiti in 147 sedi da sanificare in corso d’opera) -. Serve la capacità di identificare e circoscrivere rapidamente i focolai risalendo la catena di contatti».

«Gli Usa e l’Oms - secondo Polemio - parlano di “guarigione in base ai sintomi escludendo il doppio tampone” ma noi nei sopravvissuti, specie in quelli che hanno subito intubazione e controllo meccanico della respirazione, rileviamo tuttora debilitazione fisio-psichica che ha motivato esclusione forzata dalla ripresa del lavoro (escluso ogni tentativo di simulazione). È necessario, pertanto, creare gruppi operativi, che comprendano psichiatri, psicologi, riabilitatori, che preparino e accompagnino il rientro lavorativo».

L’osservazione è confortata da uno studio del Policlinico Gemelli di Roma: l’87,4% degli ex pazienti riferisce, a 60 giorni, la persistenza di almeno un sintomo, in particolare affaticamento e dispnea. Inoltre, dice un’altra indagine, il 30% di chi si è ammalato gravemente ed è guarito sembra avere problemi respiratori cronici.

«È opportuno per questo avviare un progetto pilota e - continua Polemio - siglare un’alleanza di gestione della ricerca coinvolgendo tutte le fonti operative, superando le difficoltà di accesso ai trial clinici. Nel comparto del lavoro abbiamo eseguito il primo test sierologico il 28 marzo ed abbiamo proseguito rilevando positività nel 15-16% dei testati. Riprenderemo a settembre ma siamo sempre all’erta ad evitare nuovi focolai sul territorio: prioritaria sia l’identificazione immediata dei nuovi cluster ed il loro contenimento. Massima attenzione per i soggetti cosiddetti “super diffusori” del virus».

Su 100 positivi, 90 hanno limitata capacità di trasmettere l'infezione ma gli altri 10 infettano e, tra loro, ci sono i super-diffusori. Saranno proprio loro i responsabili dell'80-90% delle nuove infezioni. «Ricominciamo a vivere la nostra vita, lavorare, stare insieme - prosegue - ma non possiamo ignorare la triade base delle precauzioni: mascherine anche all’aperto quando non c’è distanza di sicurezza, distanziamento di almeno un metro evitando gli assembramenti, lavaggio frequente delle mani, Nei luoghi chiusi il rischio è maggiore».

Vigilare sui posti di lavoro ed osservare e testare i lavoratori è preminente - ammonisce il dottor Polemio - ad evitare diffusione di malattia e danno produttivo. «Dobbiamo lamentare una diffusa “cecità di genere” anche nella ricerca di farmaci idonei.

Bisogna fare giustizia di molte inspiegabili esclusioni basate sul genere».

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