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Molfetta, la parrocchia adotta famiglia nigeriana in difficoltà

 
Matteo Diamante

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Matteo Diamante

Famiglia nigeriana adottata da una parrocchia molfettese

Venerdì 26 Giugno 2020, 12:35

MOLFETTA - Una storia di accoglienza in un momento difficile per l’Italia e il mondo intero giunge da Molfetta, la città del «vescovo santo» don Tonino Bello da sempre sensibile a tematiche di questo genere e dove il motto «nessuno è straniero» è sempre valido.

Protagonista di questa vicenda è la giovane famiglia nigeriana Obalola: il papà Sheriff, la mamma Susan e il piccolo Khalid, di 16 mesi. Una storia che ha visto coinvolta la Diocesi e la parrocchia del Sacro Cuore Immacolato di Maria.

La storia è raccontata dalla comunità parrocchiale sul suo portale: «Da tempo si parlava della volontà di accogliere tra noi una famiglia straniera di rifugiati attraverso i corridoi umanitari messi in atto dalla Caritas, per onorare concretamente l’impegno della Chiesa a favore dei fratelli immigrati - affermano i parrocchiani -. Sfumata tale possibilità a causa della crisi sanitaria mondiale, ci siamo inseriti in un altro progetto Caritas, “Apri Molfetta”, che prevede per sei mesi o un anno l’accoglienza e l’accompagnamento di una famiglia straniera già presente sul nostro territorio».

Infatti dal 12 marzo la famiglia nigeriana ha lasciato i locali piuttosto fatiscenti di via Pia e abita nella casa canonica, in coincidenza del periodo più intenso della pandemia, per cui è stato difficile garantire loro frequenti contatti quotidiani e un’accoglienza ricca di relazioni.

Pur nelle restrizioni, tuttavia, la comunità si è subito attivata, dimostrandosi generosa e pronta nel far fronte alle esigenze materiali più immediate e disparate di cui la famiglia necessitava.

Inoltre le famiglie tutor, in questi mesi, insieme al parroco, don Vincezo Di Palo, e ai responsabili Caritas, hanno provveduto al disbrigo di una serie di adempimenti burocratici, dal rinnovo delle carte d’identità a quello delle tessere sanitarie, all’esenzione dal ticket, al cambio di domicilio, alla attribuzione del numero civico per l’abitazione.

I volontari e amici hanno cercato soluzioni a problemi tecnici riguardanti la casa e l’uso degli elettrodomestici; hanno seguito dal punto di vista sanitario il bambino, dal cambio del pediatra, ad analisi, radiografie ed esami specialistici, per avere un quadro definito e chiaro della salute del piccolo.

La fase di adattamento della famiglia nigeriana sta proseguendo anche in questi giorni: è stato anche avviato per Susan un corso on line di italiano. Inoltre, alla presenza del vescovo, monsignor Domenico Cornacchia, la famiglia è stata ufficialmente presentata all’intera comunità. Si apre adesso una nuova fase, con importanti obiettivi da perseguire. «Ora sarà necessario attivarsi per cercare con loro un’abitazione stabile e dignitosa - hanno concluso i parrocchiani -, inserire il bimbo nel Nido, dare la possibilità a Susan di lavorare, per contribuire a una maggiore indipendenza economica della famiglia stessa».

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